Pur comprendendo lo spirito con il quale in varie Regioni italiane lo Stato e la politica, fanno a gara per destinare i beni immobili confiscati alla mafia ad uso sociale, è arrivato il momento che le ville sequestrate a Riina e Provenzano e quant’altro si tramutino anche in risorse economiche sonanti.
Intestare ville sequestrate ai corleonesi a personalità le più disparate o destinarne l’uso a opere meritevoli non vuol dire combattere la mafia fino in fondo , in quanto le prime ad usufruire delle confische ai mafiosi devono essere le vittime stesse della mafia, quelle che la mafia l’hanno denunciata e sono andate in causa civile, come ben previsto da una legge del 1965.
Il Fondo 512 legge del 1999 oggi alimentato con soli 10 milioni di Euro l’anno, va rimpinguato attraverso un Decreto Legislativo del Governo immediatamente esecutivo, servono cifre più alte per far fronte a tutte le esigenze delle vittime di mafia.
Se lo Stato non è in grado di monetizzare i beni confiscati alla mafia, senza correre il rischio di rivendere le ville appartenute a Riina al boss stesso, non possono pagarne il prezzo le vittime del capo di “cosa nostra” , visto che hanno già pagato ampiamente in termini di vite umane.
Perciò basta con solo intitolazioni inutili e destinazioni di beni confiscati alla mafia ad associazioni per pura demagogia e in nome della sporca politica, è l’ora dei fatti concreti.
Il grazie è sempre alla Magistratura e alla Direzione Nazionale Antimafia, che fra mille difficoltà individuano le pecche del sistema sul fronte dei mafiosi.
Giuseppe Graviano è Stato condannato per truffa ai danni dello Stato, il boss aveva chiesto e ottenuto il gratuito patrocinio in diversi processi, in quanto secondo i suoi avvocati risultava nullatenente.
Niente di più falso, il boss come tutti gli uomini di “cosa nostra” che hanno partecipato alle stragi del 1993 è ricchissimo , al contrario delle loro vittime che dallo Stato ottengono briciole attraverso il Fondo 512 per il risarcimento del danno loro causato con l’attentato di Firenze del 27 Maggio 1993.
Lo denunciamo ancora una volta è l’ora di finirla con una guerra alla mafia di facciata ,ossia le intitolazioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata a varie personalità , e la destinazione degli immobili mafiosi per l’utilizzo di associazioni e quant’altro non è sufficiente.
I patrimoni mafiosi confiscati vanno resi operativi prima di tutto per il risarcimento alle vittime di mafia .
*Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili