Con buona “pacs” della Chiesa e del centrodestra approderà in Parlamento il disegno di legge Bindi-Pollastrini approvato dal Consiglio dei ministri sulle coppie di fatto. Si chiameranno Dico cioè diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. Il ddl esclude la poligamia, è retroattivo e non modificherà in alcun modo le norme per figli e minori, né cambierà la legge sulle adozioni. La dichiarazione che la coppia di fatto farà davanti all’ufficiale dell’anagrafe sarà “contestuale” e non più “congiunta” come prevedeva una prima bozza del provvedimento. Ecco come inizia la nuova legge che tutelerà i diritti delle coppie di fatto, sia di natura eterosessuale sia di natura omosessuale: «Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, curate o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti e delle facoltà stabiliti dalla presente legge».
I punti salienti del testo:
Malattia: «Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private regolano l'esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell'altro convivente».
Case popolari: le coppie potranno accedere alle liste regionali.
Affitti: sarà possibile subentrare nel contratto in caso di morte del partner dopo 3 anni di convivenza..
Ricongiungimento: dopo tre anni di convivenza scatta il diritto ad avvicinarsi al partner in caso di trasferimento in altra sede.
Eredità: serviranno almeno 9 anni di convivenza (ma, come si è detto, è possibile anche una dichiarazione retroattiva) per far scattare il diritto alla successione. Dopo questo periodo «il convivente concorre alla successione legittima dell'altro convivente avendo diritto a un terzo dell'eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se due o più figli».
Gli alimenti: anche in questo caso il diritto scatta dopo un certo lasso di tempo, qui 3 anni. «Nell'ipotesi in cui uno dei due conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l'altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purchè perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza». L'obbligo di versare gli alimenti, cessa qualora l'avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza registrata all'anagrafe.
La legge prevede anche alcune pene nel caso di false dichiarazioni: per una falsa dichiarazione di convenienza si rischia da uno a tre anni di carcere e una multa da 3 mila a 10 mila euro.