Quindi è per questo che, dopo tutto, è stata combattuta la guerra in Iraq? Ciò che sta realmente accadendo in Iraq, é sicuramente peggio di una guerra civile. e guerre civili scoppiano in tutte le forme e dimensioni, e alcune sono più brutali di altre. Le “guerre delle rose” inglesi del XV secolo furono una serie di guerre civili così come lo furono le rivoluzioni francese, russa e cinese. Gli scontri in Libano degli 'anni '70 e '80, l'implosione della Jugoslavia agli inizi degli anni '90, e i conflitti nella Repubblica Democratica del Congo alla fine degli anni '90, tutti avevano forti elementi di una guerra civile relativa a delle comunità. Ma non possiamo definire la guerra in Vietnam dagli '50 agli anni '70 come guerra civile. Gli Stati Uniti impiegarono sette anni ad ammettere definitivamente la sconfitta e ritirarsi . La maggior parte dei vietnamiti e i loro sostenitori la definirono una guerra di liberazione (e nella storiografia vietnamita viene designata come la “guerra americana”). I media Usa la chiamarono la “guerra in Vietnam” o la “guerra contro il comunismo”. Se l'opinione pubblica globale vede questa guerra come una “guerra al terrorismo” associata a una guerra civile irachena relativa alle comunità (che adesso infuria o minaccia di farlo) allora é improbabile che chieda il rapido ritiro delle truppe. Se, invece, l'opinione pubblica vede la guerra per quello che realmente è, probabilmente chiederà il ritiro immediato delle truppe. Ecco perché la questione di come definire la guerra in Iraq e di quale sia esattamente la natura di questa guerra diviene enormemente importante. E' essenziale quindi a questo punto diagnosticare correttamente quello che accade in Iraq e andare al di là delle espressioni di cordiale banalità. Molto importante pertanto risulta l'opinione pubblica. Che dovrebbe mostrare i fatti come realmente sono, o dare voce agli iracheni... Questo è un primo passo essenziale per trovare una soluzione alla tragedia sanguinosa che sta inghiottendo il popolo iracheno. Come é cominciata Nonostante indicazioni in senso contrario, la risposta rimane sempre la stessa: con la menzogna che bisognava fermare Saddam perchè possedeva “Armi Chimiche”… l'America ha avuto, ed ha, un solo grande interesse, “PETROLIO”. Infatti notizia di questi giorni, una nuova legge irachena, “made in USA” consegnerà nelle mani delle società petrolifere USA il 70% dei proventi del petrolio. I sentimenti della popolazione irachena nei confronti dell'occupazione divennero già abbondantemente chiari nel giro di due settimane dalla resa di Baghdad il 9 aprile 2003. Ricordate il 28 aprile 2003 quando soldati Usa aprirono il fuoco contro genitori e figli che si erano radunati di fronte ad una scuola elementare a Falluja per chiedere alle forze Usa di smettere di utilizzarla come avamposto e di permettere ai loro figli di ritornare a scuola. Ne uccisero 18 a sangue freddo e ne ferirono circa altri sessanta. La maggior parte degli iracheni non ha mai smesso di manifestare in maniera chiara i propri sentimenti nei riguardi dell'occupazione. Ma fino all'uccisione di questi dimostranti, non un solo proiettile era stato sparato contro i soldati americani a Falluja o in qualsiasi altra città a nord di Baghdad. Questo fu l'evento che rimbombò per tutto l'Iraq e innescò la resistenza armata contro l'occupazione. Il fatto che Falluja era una città prevalentemente sunnita fece iniziare in quel momento la storia-fiction che la resistenza armata è fatta prevalentemente di sunniti e che questi sono in lotta contro gli sciiti. I media dell'establishment sono riusciti a convincere la maggioranza dell'opinione pubblica negli Usa e in Gran Bretagna del fatto che, dopo migliaia di anni di vita in comune senza il minimo accenno di guerra civile territoriale nella loro storia, i popoli della Mesopotamia non vogliono più “vivere e lasciar vivere”, ma hanno deciso invece di uccidersi gli uni con gli altri. Ora quando si pensa all'Iraq sembra si sia diffuso un vecchio atteggiamento coloniale; per alcuni i nativi sarebbero di nuovo tornati a questo punto. In questa idea, le forze di occupazione vengono fatte apparire benigne, quasi una presenza virtuosa nel mezzo della violenza confessionale che infuria. Ma quanto sono buoni gli americani...perchè non portare la "democrazia" a questi poveri popoli. Quanto si è parlato...a vanvera, di "DEMOCRAZIA". Ovviamente adesso se ne parla sempre meno, perché si dice che i nativi non siano ancora pronti. Anzi si riparla di sostenere un “uomo forte” (uno come Saddam, forse?) che si possa usare…e poi gettare quando si fa pericoloso? Purtroppo nella realtà c'è l'immagine di un Iraq che stia implodendo e generi spargimenti di sangue ancora più elevat,i nel momento in cui le truppe “amiche” si dovessero ritirare. Quindi parte dell'opinione pubblica pensa che forse, il male minore sarebbe …restare. L'occupazione di questo paese quando finirà? Iracheni: si stava meglio sotto Saddam, dice un sondaggio Osservatorio Iraq, 8 gennaio 2007 Una stragrande maggioranza di iracheni pensa che la guerra e l'invasione guidata dagli Usa del 2003 siano state un fatto negativo, e che si stava meglio sotto Saddam Hussein. Sono i risultati di un sondaggio realizzato dall'Iraq Centre for Research and Strategic Studies e dal Gulf Research Center. Il 90 % degli intervistati pensa che la situazione nel loro Paese fosse migliore prima dell'invasione guidata dagli Usa. (da controcorrentesatirica.com)