di Gloria Lattanzi
E dal mondo del calcio, ci giunge nuovamente la notizia di un lutto invece del risultato di una partita.
31/03/2008 - La morte del tifoso del Parma, Matteo Bagnaresi, nella dodicesima giornata di ritorno del campionato sembra un tragico scherzo del destino poiché qualche mese fa, esattamente nella dodicesima giornata di andata moriva il tifoso laziale Gabriele Sandri. Le due tragedie non solo hanno in comune la stessa tappa del campionato ma anche l´ambientazione. Entrambi i due giovani sono morti in un autogrill. Entrambi stavano viaggiando per seguire la loro squadra in trasferta. Entrambi sono morti per un tragico errore.
Non sarà sicuramente l´ultima volta che un fatto di cronaca nera è strettamente legato al gioco del calcio, ma non è nemmeno la prima. Ed è per questo che al solito, solamente in seguito ad un evento tragico le autorità si stanno adoperando per accellare l´esecuzione di provvedimenti volti ad una maggiore sicurezza nell´ambiente calcistico. Tra questi l´introduzione della 'tessera del tifoso', ovvero una carta personale con la quale si accetta di farsi riconoscere per poter acquistare il biglietto e il proseguimento degli incontri con le tifoserie organizzate prevedendo che i biglietti saranno venduti in maniera più rigorosa, minacciando anche l´impossibiltà di trasferta a quelle tifoserie mostratesi poco "civilizzate".
Dalle società delle squadre, in seguito a fatti di sangue o episodi di violenza, arrivano sempre dichiarazioni di estraneità con quei gruppi estremi di tifosi, di cordoglio per le famiglie delle vittime, e di condanna per gli avvenimenti più eclatanti, ma mai dichiarazioni in cui si ammette che ad incitare gli animi, già belligeranti, a volte, sono proprio gli stessi calciatori, allenatori e dirigenti con insulti, e risse a fine partita. Spesso da questi gesti le frange più violente trovano i motivi per iniziare scontri, e compiere atti vandalici.
Significa forse cadere nella banalità, ma asserendo che è proprio nella cultura del calcio che c´è qualcosa di sbagliato, di malsano, non si erra. Perché la classica e scontata indignizione per la morte così inutile di un giovane di 28 anni per una partita di pallone, che dura tra Natale e Santo Stefano, non basta. C´è una specie di morbosità pericolosa che ruota attorno al calcio, per cui la risonanza degli eventi più vergognosi, degli scontri, degli accoltellamenti, delle morti scompare come un´eco, in pochi istanti. Già oggi, l´attenzione si è spostata sul blasonatissimo incontro della coppa campioni Roma-Manchester.
Il teppismo esiste da sempre e non solo nell´ambito sportivo, ma la sua crescita va avanti esponenzialmente e cambiano fattezze e abitudini del nuovo teppista-tipo. Il dolore invece per la perdita di un figlio,un fidanzato, un marito, il dolore per l´assurdità di una tale morte non cambia, è sempre lo stesso. Lacerante, inconsolabile, devastante.
Non serve che il fratello e il padre di Gabriele Sandri siano invitati in programmi televisivi e venga mostrato loro tutto l´affetto e la vicinanza di tifosi, calciatori, dirigenti, persone comuni. Non serve se poi ogni domenica è sempre la stessa storia, in cui la violenza regna padrona incontrastata dentro e fuori gli stadi. È l´idea del calcio stesso che deve mutare e la connessione con sangue, scontri, feriti non dev´essere più considerata grave ma comunque inevitabile. Dev´esserne ridimensionata soprattutto l´attenzione che vi dedicano i media, che amplificano ogni singolo evento e gesto. E dai piani alti deve anche giungere qualche segno di redenzione e mea culpa; perché se un imbarbarimento generale ha colpito gli appassionati di questo sport, il problema è da ricercare alla radice. Perché quando dietro un semplice gioco ci sono interessi finanziari di portata spaventosa, per cui dall´esito di una partita dipendono somme pari al bilancio statale di molti paesi del terzo mondo, anche gli omicidi, gli scontri e la violenza possono apparire, se non sensati, forse inesorabili. È questa per me non è retorica, è pura e semplice logica.