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La bandiera del Kosovo, rossa con l'aquila nera d'Albania

Cosa succede nel Kosovo

"conobbi i giorni della libertà, li chiamai i giorni del dolore" (W.Goethe)

Il problema del Kosovo è, nella realtà, infinitamente superiore, su un piano politico, rispetto alla reale entità geografica (10.880 km2) di questa zona balcanica. Gli interessi in gioco sono grandissimi e su un piano mondiale: se passasse l'indipendenza del Kosovo, qualsiasi etnia oppressa e minoritaria potrebbe chiedere la secessione della zona in cui prevale numericamente. Di solito, nella storia, le secessioni unilaterali si sono risolte in un bagno di sangue : si pensi alla guerra di secessione Americana, o alla recente guerra civile in Bosnia.
In particolare tornando al Kosovo, sconcerta la superficialità con cui gli USA e l'Unione Europea hanno accettato lo "strappo" di Pristina, stupisce al punto da confondere la nostra opionione pubblica sulla reale gravità
della cosa. Il Kosovo è parte integrale dell'Unione Yugoslava, (il termine "Serbia" è dispregiativo e fuorviante) anzi è stato la culla della cristianizzazione del popolo slavo, anche se, nel sud, l'elemento albanese-islamico prevale. L'odio tra serbi ed albanesi ha un origine lontana: mentre gli albanesi si convertivano all'Islam portato nei Balcani dalle armate ottomane, i serbi non si sono mai piegati, si sono sempre opposti e sono stati sempre sconfitti: nel 1354, proprio nel Kosovo nel 1389, e poi via via fino al 1878, con la nascita della Serbia moderna.
Questo lungo martirio ha temprato il popolo serbo, ne ha esasperato il nazionalismo ed ha creato una epica fatta di danze, musica e letteratura "eroici".
Gli stessi serbi possono poi mettere sul piatto della bilancia la loro complessiva superiorità numerica sugli albanesi del Kosovo, che prevalgono solo nella loro terra. E' lo stesso problema dei sud-tirolesi di lingua tedesca, della minoranza Tamil nello Sri Lanka, dei nord-irlandesi cattolici, dei curdi in Turchia. Tutte queste etnie hanno diritto al rispetto ed alla autonomia, ma non hanno diritto alla autodeterminazione ed a
disgregare lo stato di cui fanno parte. Sostenendo il contrario (approvare le secessioni), i nativi americani avrebbero il diritto di trasformare le loro riserve in stati sovrani (cosa che poi essi stessi hanno tentato di
fare), e gli arabo-israeliani, quando fossero diventati maggioranza, avrebbero il diritto di chiedere lo scioglimento di Israele. Si pensi ai grandi stati (Russia, India, Cina), coacervi di centinaia di diversissimi popoli: ognuno potrebbe chiedere l'indipendenza con conseguenze disastrose (uno qualsiasi di questi nuovi stati potrebbe imporre il "pizzo" sugli oleodotti o merci che transitino sul proprio territorio come nel medio evo). Si creerebbe insomma un pericolosissimo precedente per la stabilità dell'intero pianeta : in Africa il Tribalismo
(come in Kenia) farebbe scoppiare decine di guerre civili ferocissime.
Ancora una volta il Trionfo della Industria Bellica, il che fa pensare che il placet Euro-USA non sia una stupida mossa azzardata, ma un lucido calcolo su come lucrare sulla dabbenaggine altrui (la Svizzera, neutrale, produce armi che vende a qualsiasi idiota gliele chieda). Perchè non hanno aspettato che sulla questione kossovana si
pronunciasse, in modo impeccabile, l'ONU? Hanno riconosciuto "in fretta" il nuovo stato proprio nella speranza che si scatenasse una nuova guerra civile, così da mandare alle stelle i fatturati dell'industria bellica?

Giuseppe Angellotti


 Redazione 

Primo Piano

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