IL PERU' DI SERENA
Prosegue il viaggio nei riti del carnevale peruviano/16
28/2/2007 - La domenica lasciamo per qualche ora Ayacucho alla volta di Quinua, un paesino agricolo completamente sperduto nell’immensità delle Ande. Nel centro storico hanno montato un palchettino dove 4 ragazzine, vestite in abiti tradizionali, si contendono il titolo di “reina del carnaval de quinua 2007”. Si sottopongono a interviste, balli e canti con il sostegno dei parenti, orgogliosi del traguardo raggiunto. foto in alto Piú in alto, una stradina conduce fino al mirador, il sentiero in pendenza mi toglie il fiato. Miraggio: un signore in jeep ci carica nella parte posteriore!
In cima un altipiano immenso: da un lato un monumento ad una battaglia vinta secoli fa (una delle rare vittorie militari peruviane), in un ampio spazio alcuni ragazzini con due “soles” ti cedono il loro cavallo per una galoppata all’aria aperta, alcuni tendoni improvvisati fanno da ristorante. Piatto forte del giorno: chicharrones de chancho, pezzetti di maiale grasso grasso immerso in olio fritto, sfritto. A malincuore ho dovuto passare la mano ed optare per una zuppa di gallina. Il mio stomaco italiano non regge tanto, lo sto allenando ma sembra non si voglia abituare!
Riscendendo la vallata incontriamo un museo di artigianato, la porta di ingresso cattura la mia attenzione per un attimo: personaggi religiosi e tradizioni andine si mescolano dando vita ad un sincretismo speciale dove tutti possono aspirare ad un posticino: una foto è d’obbligo! (foto al centro)
In serata, ad attenderci una “yunsa”: curiosi di sapere cos’è? Dopo balli e sfilate in maschera, ogni quartiere si riunisce per continuare la festa all’aperto. I veri protagonisti sono ancora una volta cibo, cervezas e tanta musica. Nella prima parte si balla attorno ad un albero che è stato appositamente sradicato dal suo habitat e trapiantato nel cemento. Io, ignara della tradizione, mi unisco al circolo che si forma attorno al “molle” (è un albero da frutto), il mio volto prende la forma di un punto interrogativo gigante quando una coppia di peruviani con un’accetta immensa cerca di abbattere l’arbusto. “Che matti - penso tra me e me - prima faticano per trivellare l’asfalto e poi buttano giù tutto”. L’albero cade ed io vengo investita da una folla ubriaca che si tuffa sui rami verdi per accaparrarsi i premi migliori. Non avevo notato che nella chioma erano disseminati bigliettini con su scritta la vincita. Il premio più ambito è ovviamente “la caja de cerveza”. Si balla fino ad esaurimento delle energie. (foto in basso)
Tornando nell’abitazione, uno spettacolo inatteso ci si presenta davanti: un cielo stellato, di quelli che non vedevo da mesi. A Lima il cielo è deserto, qui è rumoroso, luminoso e così vicino che ci si può entrare dentro fino a sfiorare con la mano l’altro emisfero… Non è vero che nord e sud sono così lontani, abbiamo così tanti punti di contatto: basterebbe solo chiudere gli occhi per alcuni minuti, “nada màs”. (provincia.ap.it) Serena d'Angelo
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