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“Il gregario” (Minimum Fax, collana Nichel, pag.178, € 11) |
Paolo Mascheri “Il gregario”
Il gregario è un personaggio di ignobile mediocrità, intrappolato dentro i recinti di una vita disegnata da altri, nella quale lui, come fumetto pensante ma non parlante, difetta della capacità di scarto che potrebbe elevarlo dal semplice ruolo di comprimario. Il gregario lavora nella farmacia del padre, ha soldi, una bella macchina e una fidanzata che non gli rompe le palle ma neanche lo ama come vorrebbe. Il gregario è fidanzato con lei da anni, né lui né lei hanno avuto altre esperienze, e non può fare a meno di sentirsi tagliato fuori dai giochi della seduzione e del sesso. Prova a scrollarci di dosso le sue incertezze frequentando una ballerina del nightclub di origine russa, ma con lei si concede un amplesso triste e senza seguito. Gli rubano in farmacia e lui non fa una piega, prende bacchettate dalla ASL, dai colleghi farmacisti, lui resta sempre sullo sfondo. Soffre il padre ingombrante e avvolgente, capace di strizzare l’anima del figlio e forse anche di castrarla. Soffre il padre fedifrago e playboy, lui, incapace di ritagliarsi un ruolo di sciupafemmine in un mondo bisognoso di leader.
Oppure il gregario è un personaggio impigliato tra gli ingranaggi di una società malata che gira nel modo veloce e corrotto che lui non è capace di gestire. Soffre la provincia malconcia che si finge tollerante; lui, oltre a quelli maleducati, manda via i clienti stranieri che gli chiedono sconti. I suoi giorni sono pieni di dolore e rancore. Eppure non ha mai rotto le righe. Soffocando la sua passione per l’arte, ha smesso di dipingere, lavorare in farmacia gli garantisce lo stipendio che gli garantisce la BMW cabrio che gli garantisce il mantenimento dello status e di fronte allo status non c’è quadro di Bosch che tenga. Il gregario è sempre rimasto col freno a mano su nell’ordinato parcheggio a spina di pesce di un centro commerciale che qualche urbanista ha progettato come status di tranquillità sociale. Il gregario non ha nemmeno un nome, e il difetto di identità è un dono che gli anni zero dominati da pescecani hanno lasciato a chi pescecane per indole non è e non sarà mai.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 25 Oct 2008 alle 16:22 |
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