Dalla Sapienza, con fervore!
di Gloria Lattanzi
16-10-2008 - "In casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta sotto la sua responsabilità provvedimenti provvisori con forza di legge". Così recita l'articolo 77 della nostra Costituzione che trasferisce l'esercizio del potere legislativo nelle mani del Governo qualora ci si trovi in una situazione tale da non poter aspettare i lunghi tempi di cui necessità il parlamento per la creazione e la seguente approvazione delle leggi. Entro 60 giorni però va convertito in legge tramite l'emanazione di una legge cosiddetta di conversione. Ebbene il famoso decreto "Gelmini" ossia il decreto del 25 giugno 2008, n.112 è stato convertito il 6 agosto 2008 con la legge n.133, diventando così a pieno titolo una legge ordinaria del nostro ordinamento. Il decreto, titolato : "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria", nell'art. 16 determina la possibilità della trasformazione delle università in fondazioni e nell'art.66 è elencato il taglio progressivo dei fondi per quest'ultima per i prossimi anni a partire da questo. Ad Agosto la maggior parte di studenti e professori erano in vacanza, quindi tale legge è stata promulgata nel più totale anonimato. Ora che gli atenei e le scuole si apprestano a entrare nel vivo dell'anno, si sono accessi i riflettori su questi spersi articoletti di un provvedimento che abbraccia i più disparati settori delle attività statali e non. Il focolaio più acceso di protesta sembra espandersi dall'università "La Sapienza", non a caso la più grande d'Europa. Il clima è divenuto alquanto surriscaldato soprattutto nell'ambito di alcune facoltà di cui collettivi e associazioni varie, iniziano a premere per l'ottenimento di un blocco totale dell'anno accademico. Proprio stamattina durante l'ennesima manifestazione è intervenuto lo stesso pro-rettore Luigi Frati che alle richieste insistenti di un blocco totale della didattica, già in corso parzialmente in 2 facoltà, si è espresso contrario ad una misura così drastica, ma allo stesso modo ha comunicato tutto il suo dissenso e la sua contrarietà alle disposizioni della legge in materia di istruzione e ricerca. Innanzi tutto la facoltà di poter trasformare un'università in una fondazione è uno strumento che fa diventare questa branca del nostro sistema scolastico un settore d'investimento. Le fondazioni sono delle persone giuridiche che se prima potevano essere create solo per il perseguimento esclusivo di interessi a carattere generale, ora dopo il decreto del Presidente della Repubblica n.361 del 2000, sono divenute degli strumenti per l'attuazione di qualunque tipo d'interesse, pertanto possono diventare tranquillamente dei mezzi per lucrare negli ambiti più disparati. L'università è stata degradata a diventare uno di questi. In secondo luogo, i tagli netti ai fondi rischiano di provocare un vero e proprio collasso degli atenei, perchè nel giro di qualche si vedranno costretti a chiudere i battenti per mancanza di nuovo personale, le cui assunzioni non dovranno superare il 10% delle rispettive ondate di pensionamento. Quel che si prospetta è la vera e propria scomparsa di molte università. E quelle che si salveranno certo non potranno competere con le private, che sicuramente si riserveranno il diritto di regolare le rette a loro piacimento. Un orizzonte alquanto buio si scorge per quello che dovrebbe rappresentare l'ascensore sociale verso il nostro futuro. Ma queste non sono parole impregnate di retorica e moralismo, frasi fatte usate per aizzare studenti e nullafacenti che alla prima occasione, ne approfittano per creare caos e manifestare. Basta leggere le cifre del sopra citato articolo (n.13 dell'art.66 "Turn Over"): "....In relazione a quanto previsto dal presente comma, l'autorizzazione legislativa (....), concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e' ridotta di 63,5 milioni di euro per l'anno 2009, di 190 milioni di euro per l'anno 2010, di 316 milioni di euro per l'anno 2011, di 417 milioni di euro per l'anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013." I risultati derivanti dall'attuazione di una disposizione simile sono solo immaginabili. Si potrebbe definire "Una riforma di TrAmonti" come hanno già fatto dei manifestanti. Una riforma che affosserà ancora di più l'università italiana, la quale non riuscirà quasi più a essere garantita a una larga fetta di giovani se l'unica cosa certa, sarà il triplicarsi delle tasse. Ma proprio dallo Stato deve partire una contrapposizione netta a una tale legge, perchè nella nostra Costituzione, e precisamente nell'art.33, si dichiara che la Repubblica deve istituire scuole statali di tutti gli ordini e gradi, e con una riforma del genere sarà proprio lo Stato stesso a non essere più in grado di adempiere a tale obbligo, provocando un declassamento e un disfacimento degli atenei statali e soprattutto un processo che vedrà privatizzate molte università, rendendole inaccessibili a molti.
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