La casa editrice Wizarts presenta un nuovo libro al Faber Café: l’11 maggio il contestato “Vicario” di Rolf Hochhuth
In questi giorni anche aperitivi british e “Il volto degli attori” in mostra
Prosegue con un novo appuntamento il ciclo di presentazione di libri “Quattro passi nel delirio” al Faber Café di Macerata (vicolo Ferrari 10), organizzato in collaborazione con la casa editrice Wizarts di Porto Sant’Elpidio. La prossima data prevista è infatti venerdì 11 Maggio, alle 21.00, con la presentazione del testo “Il Vicario” di Rolf Hochhuth, libro edito, anzi riedito, dalla Wizarts nel 2003. Una piece teatrale che nel 1963 ha fatto il giro del mondo e arrivò in Italia nel 1964, pubblicato da Giangiacomo Feltrinelli. Il libro non mancò di suscitare polemiche e censure, per le accuse alla Chiesa sui suoi presunti silenzi durante l'Olocausto degli ebrei. Caso eclatante la sospensione della rappresentazione de “Il Vicario” da parte di Gian Maria Volontè del 1965, mai portata a termine per l'arrivo delle forze dell'ordine. Come pure la scomparsa definitiva del dramma teatrale dai teatri e dalle librerie prima dell'inizio degli Anni Settanta, poi ricomparso in sordina negli ultimi anni, anche grazie al regista Costa Gravas che nel 2002 ha realizzato il film “Amen”, ispirato proprio al testo di Hochhuth.
“Quattro passi nel delirio” però non si ferma qui. Ci sono altri due appuntamenti previsti per il mese di maggio: il 18 con il libro “Un esubero in Turkestan”, di Roberto Boltri, alla presenza dell’autore, direttamente dallo Yemen. E il 25 maggio, con “Il vantaggio del diavolo” di Isabel Ellsen, ex reporter parigina che racconta una delle tante guerre vissute in prima linea (in questo caso l’ex Jugoslavia).
Un maggio molto intenso per il Faber café, che in questi giorni rappresenta il Regno Unito in occasione della Festa dell’Europa, con birre e stuzzicheria “very british”. Continua intanto, fino al 20 maggio, anche la mostra fotografica “Il volto degli attori” del fotografo-attore Franco Tomassini: tra le pareti metalliche del locale i volti dei più grandi protagonisti del teatro italiano, da Giorgio Albertazzi a Mario Scarpetta, da Neri Marcoré a Paolo Hendel. Orari di apertura della mostra: dalle 18.00 alle 02.00, dal martedì alla domenica. Per informazioni: 0733.262950.
Il Vicario, in sintesi
Due sono i personaggi cardine del dramma: il giovane gesuita Riccardo, personaggio di fantasia, e il medico delle SS Kurt Gerstein realmente esistito e che ci ha lasciato appunto il "Rapporto Gerstein" prima di finire "suicidato" in una cella alleata a fine guerra dove si era autoconsegnato per poter informare gli alleati dell'Olocausto in corso. Questi era il responsabile della gestione del Gas per lo sterminio ed essendo medico con grave crisi di coscienza cercò in ogni modo di avere contatti con la Chiesa per informare che stavano accadendo "eventi incresciosi", uno sterminio era incorso in quel momento nel pieno silenzio. Solo la Chiesa poteva avere la forza di fermare gli eventi con una "parola". Il giovane Riccardo raccoglie la notizia e cerca insieme a Gerstein di farsi ascoltare, inutilmente, da vari prelati in Vaticano. Fino ad arrivare al Pontefice. Alla fine il giovane Riccardo decide, vista la totale indifferenza generale, di mettersi una stella di Davide sul petto, davanti al Pontefice, e di finire anche lui in un carro alla volta dei forni.
Il Vicario è il dramma teatrale che nel 1963 fa il giro del mondo e fa nascere la polemica sui presunti silenzi della Chiesa durante l'Olocausto degli ebrei. Nel 1964 viene pubblicato in Italia da Giangiacomo Feltrinelli.Ogni volta che si sente parlare di Pio XII e L'Olocausto è facile pensare, per chi già lo conosce, ad Hochhuth. Lui ha iniziato tutto, lui è stato la pietra dello scandalo. Lui e il Suo Vicario.Pubblicato e portato sulle scene di tutto il mondo occidentale, oggi è presente in trentotto nazioni. In Italia, come era immaginabile, la sua sorte è stata diversa. Presente nei teatri italiani, con non poche polemiche, - famosa la rappresentazione di Gian Maria Volontè del 1965, mai portata a termine per l'arrivo delle forze dell'ordine a bloccarla a causa di una presunta inagibilità del locale - scompare dal palco dei teatri e dalle librerie prima dell'inizio degli anni settanta. L'ultima edizione di Feltrinelli, infatti, risale al 1968, poi più niente. Da questa pièce dimenticata (in Italia ma ben nota ai nostri vicini europei, tanto da essere oggi rappresentata al Berliner Ensemble e da far diventare Hochhuth un autore tedesco da studiare come da noi Pasolini) Costa Gavras ha tratto ispirazione, nel 2002, per il suo "Amen". Pietra dello scandalo, ancora oggi i giornali italiani hanno timore a scriverne. Poche penne hanno avuto il coraggio di informare che il libro è tornato in libreria dopo un'assenza ingiustificata più che trentennale. Le stesse librerie hanno avuto poco coraggio ad esporre il libro. In pochi casi ha avuto l'onore della vetrina.
Ma perché questo muro di gomma? Hochhuth sostiene che “a casa del boia non si parla di corde”, in ogni caso un quadro abbastanza completo viene fornito da un articolo apparso sull’Unità.
Il Vicario - secondo articolo apparso sull'Unità
18.04.2002
1965: va in scena a Roma il "Vicario". Ed è subito un caso politico
di Francesca Faccini
Centinaia di agenti di polizia, sette camionette, due camion, un cellulare e un’autoradio. Questo il massiccio spiegamento delle forze di polizia con cui, la sera del 13 febbraio 1965, le forze dell’ordine intervennero per bloccare la rappresentazione de “Il Vicario” messo in scena da Gianmaria Volonté con la sua compagnia di attori del “Teatro Scelta”, in un locale privato di via Belsiana adibito a circolo culturale. Motivo addotto per giustificare l’intervento: la mancanza di agibilità del locale come spazio teatrale aperto al pubblico.
“Brutale provocazione contro la libertà e la cultura – La polizia assalta il circolo dove si provava il Vicario – Indignazione nel pubblico dei critici teatrali e degli uomini di cultura – Violenze e fermi – Gian Maria Volonté e i suoi attori decidono di rimanere nel locale assediato dai poliziotti fnché la presentazione non sarà consentita". Questi i titoli del servizio in prima pagina de l'Unità del 14 febbraio 1965. E questo l'attacco del lungo pezzo dedicato all'avvenimento: “Una cinica e brutale aggressione poliziesca ha impedito che ieri sera nel circolo “Letture nuove” al centro di Roma si svolgesse la prova generale del Vicario di Rolf Hochhuth, alla quale erano state invitate alcune decine di persone: i critici dei maggiori settimanali di Roma e Milano, i corrispondenti dei importanti giornali stranieri, personalità della cultura come Alberto Moravia; Bruno Zevi; il poeta spagnolo Rafael Alberti,(…) l’editore Gian Giacomo Feltrinelli. Oltre un centinaio di agenti, in pieno assetto di guerra, hanno bloccato l’ingresso della piccola sala dello spettacolo, ricavata nello scantinato di un vecchio edificio ecclesiastico non più adibito al culto, in vicolo Belsiana (presso via Condotti) dove da qualche settimana un gruppo di giovani attori, guidati da Gianmaria Volontè, stavano rappresentando il polemico dramma (già rappresentato in larga parte del mondo civile), che chiama in causa, come è noto, le gravi responsabilità di papa Pacelli nei confronti dei crimini nazisti. Le poche persone che , giunte in anticipo sul luogo della prova, avevano già preso posto nella minuscola platea, sono state cacciate in malo modo, tra di esse vi erano diversi giornalisti stranieri (del New York Times, del Times e dell’Observer di Londra), fra gli altri che hanno elevato, ma vanamente, le più indignate proteste. Intanto, tutte le strade vicine venivano bloccate dagli automezzi dagli automezzi della Ps e della Celere (…); uno schieramento massiccio, chiaramente provocatorio, smisurato rispetto alle stesse (e penose) giustificazioni legali dell’operazione.
“Secondo il Questore, infatti, l’intervento poliziesco sarebbe stato motivato dalla mancanza del permesso di agibilità del piccolo teatro: permesso che è stato chiesto da tempo, ma non concesso. E’ noto, d’altronde, che Volonté e i suoi compagni avevano deciso, proprio per evitare questo cavillo, di conferire allo spettacolo una forma e un carattere privati: solo le persone in possesso della tessera del circolo avrebbero potuto, nei giorni venturi, assistere alle rappresentazioni.”
Secondo l’Unità, di fronte alle vibrate proteste di alcuni degli intervenuti, furono fermati non dopo essere stati maltrattati il giovane Piero Capponi e il redattore dell’Unità Leoncarlo Settimelli. Sempre di maltrattamenti sarebbe stato oggetto il redattore della Voce repubblicana, di ingiurie i critici (c’erano tra gli altri Radice del Corriere della Sera, De Ponticelli, Mosca, Chiaromonte, Tian, De Feo dell’Espresso, De Chiara).
Volontè e i suoi attori decidono di rimanere asserragliati all’interno del locale, in cui solo i parlamentari, come Carlo Levi, hanno libero accesso. Oppure i giornalisti, con una singolare formula di staffetta: entra un giornalista ed esce un occupante, in modo che il numero delle persone sull’interno del circolo rimanga invariato. Quarantotto ore di assedio, con il blocco della circolazione in via Belsiana e in vicolo Belsiana.
Intanto un terremoto politico si abbatte sul governo Moro (quadripartito Dc-Psi-Psdi- Pri). Intanto si catena una polemica all’interno della stampa: Unità e Paese Sera accusano Il Secolo e il Messaggero di essere gli ispiratori dell’irruzione, quest’ultimo avendo rivelato il luogo in cui si svolgevano le prove e avendo “suggerito” la casistica che avrebbe potuto giustificare un intervento di repressione. Ma una pioggia di attestati di solidarietà viene da decine di uomini di cultura, artisti, politici e non manca un messaggio di “piena e operativa solidarietà” da parte della federazione giovanile. Il 15 sera gli attori (Giorgio Bonora, Franco Bucceri, Mario Bussolino, Claudio Volontè, Ugo Cardea, Nilo Checchi, Giuliana Falcetti, Alberto Marescalchi, Giacomo Piperno, Carlo Reali, con Carlo Cecchi nella qualità di riduttore del testo di Hochhuth, lasciarono il locale di via Belsiana per procedere a una lettura drammatica nei locali della libreria Feltrinelli in via del Babuino. Ma nel frattempo viene notificato a Volontè e al proprietario del locale di via Belsiana, Giacomo Piperno, un decreto prefettizio motivato con il carattere di urgenza motivato dall’articolo 2 del testo unico di Ps: “Il prefetto della provincia di Roma, ritenuta l’urgente necessità di procedere, nel territorio di Roma, al divieto della rappresentazione dell’opera teatrale Il Vicario di Rolf Hochhuth, al fine della tutela dell’ordine pubblico, in relazione all’esigenza di salvaguardare l’osservanza degli obblighi derivanti, per il particolare carattere della città, dall’art,1, comma 2° del Concordato tra la Santa Sede e l’Italia e dall’art. 7, comma 2° della Costituzione (…), decreta: nel territorio della città d Roma è vietata la rappresentazione dell’opera teatrale Il Vicario di Rolf Hocchuth”. Il comma 2° dell’articolo 1 dei Patti Lateranensi dispone: “In considerazione del carattere sacro della cità eterna, sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico e meta di pellegrinaggi, il Governo italiano avrà cura di impedire n Roma tutto ciò che possa essere in contrasto con detto carattere.
“Questo si chiama parlar chiaro” commenta ironicamente Gianmaria Volonté. “Bello lo scherzo dell’agibilità!”. Il regista racconta di episodi intimidatori durante la preparazione dello spettacolo, persino una bara di legno con tanto di croce trovata fuori della porta di casa. Inoltre la Questura aveva chiamato , uno per uno, tutti gli attori chiedendo un loro curriculum. L’Espresso aveva pubblicato la notizia, mai smentita, secondo la quale la Questura avrebbe invitato i gestori dei teatri romani a non ospitare lo spettacolo.
Ora solidarietà, una pioggia di interrogazioni e interpellanze. Oltre ai comunisti, i socialisti e i socialdemocratici con il moderato intervento del senatore Lami Starnuti chiedono ragione al Ministro dell’Interno Taviani di giustificare l’intervento della polizia e, come problema distinto, si entra nel merito dell’interpretazione giuridica degli articoli del Concordato che la Destra considera come parte integrante, e di superiore autorità, della Costituzione che prevede la libertà di pensiero, di associazione, di riunione oltre all’assenza della censura teatrale. Non convince, per lo più, la risposta di Taviani sul primo punto, sull’intervento massiccio delle forze di polizia , che viene subordinato al successivo decreto prefettizio che comunque non avrebbe dovuto rivestire carattere di urgenza dato che l’allestimento dello spettacolo era già noto da tempo.
“Ci hanno chiesto quale partito ha finanziato il nostro spettacolo. In realtà ci siamo autotassati per sistemare il locale e pagare l’affitto” protesta Volonté. “Noi abbiamo un programma coraggioso per un teatro vivo. Dopo il lavoro di Hocchuth abbiamo in programma Il Balcone di Genet, La Cimice di Maiakowsky e un inedito d’ignoto elisabettiano, Arden di Faversham”.
Dopo il Senato, tocca alla Camera. Intanto la vicenda del Vicario viene annoverata tra gli elementi di crisi della compagine governativa di Moro: la riforma della scuola di Gui; la richiesta di rimozione del veto della rappresentanza comunista al Parlamento europeo; l’istituzione dell’imposta cedolare sulle azioni di capitali vaticani. Non mancano mozioni sulla revisione del Concordato e interrogazioni sull’evasione fiscale delle società di appartenenza vaticana. Ma, dopo un rimpasto avvenuto ai primi di marzo, la risposta alle interrogazioni sul Vicario alla Camera avverrà solo il 2 aprile. Nel frattempo Il Vicario non avrà vita facile neanche al di fuori del territorio della “città sacra” di Roma. Una rappresentazione prevista a Teramo viene annullata per l’opposizione dell’amministrazione comunale. Dopo una prima a Firenze, una brevissima tournée nel circuito dell’Arci, mentre in decine di circoli culturali ci si riunisce per il Vicario e si dà luogo a letture drammatiche. Volonté, ben presto, si dedica ad altro, confessando di essere uscito da questa vicenda con le ossa rotte.