Gianluca Morozzi “Despero”
di David Cresta
Nascita e morte di una rockband. Dagli esordi incerti e coveristici ai malumori, i passi falsi, i litigi, che ne sanciscono l’inevitabile fine. I Despero, band bolognese fondata da Kabra l’anonimo verginello, da Zanna il bello e irrangiungibile e da Lore lo sfigato ufficiale, compiono l’iter suddetto, passando per il successo commerciale di “Crepuscolo”, il peggiore dei pezzi scritti da Kabra, ma il destino, si sa, non è mai benevolo nei confronti dei rocker e si diverte a ribaltare le intenzioni dei devoti al Dio Fender e a precipitarli nella giostra del Festivalbar. Chi vuole, può leggerci dentro la storia di tanti gruppi italici, ma le duecento pagine del romanzo sono per lo più frutto della straripante verve dell’autore, Gianluca Morozzi, qui all’esordio. “Despero” è uscito nel 2001 per Fernandel e viene ora ristampato da Guanda, dopo il successo di “Blackout” e “L’era del porco”. Naturale riconoscere la biografia di Morozzi nelle gesta di Kabra, il peggiore chitarrista del mondo, voce narrante di “Despero”. Kabra vede cambiare i volti e le voci dietro il microfono della sua band, vede arrivare e sparire nuovi leader, beve birra, fuma canne e tifa Bologna, ma continua imperterrito a scrivere canzoni con una sola ragione in corpo: l’amore matto e disperatissimo per Sarah, taciuto per dodici anni e scoperto una sera di mal di stomaco e sesso sadomaso, lontano da casa, in una livida Irlanda dai contorni imprevedibili. Un romanzo che scorre via rapido, si legge correndo, diverte e impegna nella caccia alla citazione musicale. Un romanzo per chi ama il rock ma anche per chi ama il Festivalbar, perché in fondo i turbamenti dell’adolescenza, qualunque sia la tribù di appartenenza, sono sempre gli stessi.
«Il bello è che non lo neanch’io dove sono arrivato. Non so se sono un artista incompreso, o solo un mediocre musicista senza una lira. Sono abbastanza bravo a scrivere canzoni che nessuno ascolta, ma in compenso sono il peggior chitarrista dl mondo.»
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