intervista a Maurizio Boldrini
a cura di Patrizia Mancini
MACERATA, 2006-11-14 - Alla Prima scuola di ingegneria umanistica del Minimo Teatro di Macerata arrivano medici, avvocati, professori, studenti universitari, operatori culturali e scientifici accumunati dal desiderio di comprendere e confrontarsi con ricerche espressive che hanno travalicato l'ambito del linguaggio teatrale, tanto da investire altri ambiti della scienza: dalla fisica alla medicina, mettendo in crisi i sistemi della percezione basati sul divisionismo. Per iniziare a tentare di comprendere le ricerche una chiave può essere la pubblicazione edita da Bulzoni dal titolo "Enciclopedia per l'attore finito". Sono ricerche sviluppate in un quarto di secolo fuori dai circuiti ufficiali, fuori dal clamore spettacolare e dalla geografia istituzionale del teatro. Pratiche e materiali "teatrali" diventano esemplari per scienze ritenute superiori. Cosa può indicare il Minimo Teatro di Maurizio Boldrini che altri non possono ancora indicare? Solo qualche esempio: come funziona l'immaginazione e la dissolvenza del pensiero, come riconoscere e addirittura misurare un primato attorico al di là della classificazione in genere di appartenenza (che quindi non ha più luogo a procedere), la procedura per il riconoscimento dell'errore, vale a dire della misura di conoscenza, e ancora come riabilitare un corpo quando non può più la
cosiddetta "riabilitazione". Qualche domanda a Maurizio Boldrini per tentare di comprendere.
Lei qualche anno fa fece ballare in scena una ragazza semiparalizzata agli arti inferiori. Miracolo?
Ho solo rivisitato la pratica delle acrobazie indicata dall'antropologia teatrale.
Come il teatro può aiutare la fisica e la matematica?
La fisica è impelagata nella pazzia atomica del "quanto", noi sappiamo come risolvere il divisionismo, per capirci diciamo che diversamente dalla matematica che si appella all'infinito sappiamo rispondere al "quanto" fa 10 diviso 3.
Quanto fa?
La risposta è il e nel gesto attorico, non il numero replicabile bensì il numero, che vive senza che si siano necessari attributi estetici. Quando un gesto può essere ancora definito bello o brutto, buono o cattivo, primario, secondario, centrale, periferico, simbolico, positivo, negativo, collerico, tenero è in definitiva leggibile con l'approssimazione matematica ed estetica. Il gesto e basta, il gesto al quale non possimo rapportarci con gli attributi dell'arte e della matematica è il numero che ci interessa e che i matematici non hanno trovato e che
difficilmente sanno riconoscere con i loro metodi di lettura.
Quale fisico o matematico storicamente si è più avvicinato al numero?
Che io sappia, è Franco Rasetti, l'unico di via Panisperna che non abbia partecipato al turismo atomico in America. A suo modo ha denunciato che è da pazzi dividere all'infinito.
In ambito teatrale quali sono le risultanze più interessanti?
Abbiamo messo a punto l'operazione per far affiorare la scrittura da un testo, dal contenitore, dall'impalcatura per intenderci, una strategia che abbiamo trovato lavorando alla traduzione della forma dialogica in monologo.Superamento dell'architettura drammatica finalizzata al colpo di scena fornendo esemplificazioni su come si possa edificare un materiale d'arte che sostituisce la tensione storica con la tensione del gesto incontestabile. Abbiamo dimostrato, sempre con materiali, che l'attore primato fa ciò che può,diversamente da studi precedenti che insistevano nell'affermare che l'attore fa ciò che vuole. Abbiamo superato anche il concetto di ritmo musicale costruendo materali che annullano la distinzione tra evento e silenzio, ciò non era riuscito nemmeno a Cage. Molto altro ancora, mi è difficile indicare la cosa più interessante che abbiamo tracciato
nel corso di questi anni, sono particolarmente orgoglioso dello studio sulle dinamiche dell'immaginazione.
Per diventare allievi della Scuola di recitazione e la Prima scuola
di ingegneria umanistica: Minimo Teatro-Borgo Sforzacosta, 275
Macerata. Tel. 0733 201370.
Maurizio Boldrini