2007-09-20 - Il personale dell’Agenzia del Territorio di Ascoli Piceno, venerdì 21 settembre 2007 si riunirà in assemblea, indetta dall’organizzazione sindacale RdB/CUB Pubblico Impiego, per esaminare le problematiche relative al decentramento delle funzioni catastali ai Comuni.
All’assemblea, aperta a tutti (semplici cittadini, Associazioni di utenti e consumatori ecc.), sono stati invitati a partecipare i Sindaci dei Comuni della Provincia di Ascoli Piceno e della nuova Provincia di Fermo, nonché rappresentanti Ordini Professionali dei Geometri, Ingegneri, Architetti, Periti Agrari e Dottori Agronomi.
L’assemblea è stata convocata in quanto entro il 3 ottobre prossimo i Comuni dovranno deliberare, ai sensi del DPCM del 14 giugno 2007, se assumere del tutto o in parte le funzioni catastali per il territorio di competenza o se affidare le stesse all’Agenzia del Territorio mediante convenzione a titolo gratuito di durata decennale.
Il personale dell’Agenzie del Territorio ritiene sia utile e democratico un confronto tra chi dovrà eventualmente gestire il catasto, chi ne rappresenta gli utenti e chi attualmente vi opera direttamente, tenuto conto della campagna informativa a senso unico operata dall’ANCI, che sottovaluta gli elementi di criticità insiti nell’operazione e i maggiori oneri che finiranno per ripercuotersi sui cittadini.
L’assemblea si terrà alle ore 11 presso la sala video – conferenze posta al 6° piano del Palazzo degli Uffici Finanziari di Ascoli Piceno
Per informazioni contattare : Tarcisio Cognoli 03471458092
Il decentramento del catasto: opportunità per i Comuni o salto nel buio a spese dei cittadini?
Con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 giugno 2007 si è dato il via alla fase finale del decentramento del catasto.
Entro il 3 ottobre prossimo i Comuni dovranno deliberare in merito, scegliendo se gestire direttamente le funzioni catastali o lasciarle all’Agenzia del Territorio, che già le amministra a livello nazionale in modo unitario.
Nel caso che i Comuni decidano di gestire le funzioni catastali, potranno farlo scegliendo tra tre diversi livelli di impegno crescente, mentre se li affideranno all’Agenzia del Territorio, la stessa svolgerà tali compiti mediante una convenzione decennale gratuita.
Le motivazioni che hanno dato vita al decentramento nel lontano 1998 (DPR 112/98) sono nel tempo enormemente mutate e decadute.
In questi anni grazie all’impegno dei lavoratori dell’Agenzia del Territorio si è riusciti ad eliminare l’arretrato (causato principalmente dai condoni edilizi) e ad informatizzare gli archivi e le mappe catastali.
A tale proposito si rammenta che il Catasto di Ascoli Piceno, sottoposto al severo giudizio di strumenti per il controllo di gestione, finalizzato al miglioramento della qualità ed efficienza dei servizi, negli ultimi anni ha conseguito risultati sempre all’apice delle classifiche nazionali raggiungendo nel 2006 il 109% per la produttività e il 114% per la qualità, e questo a fronte di un organico sempre più ridotto a causa del blocco del turn-over.
Recentemente le ultime innovazioni consentono a tecnici e notai di aggiornare il Catasto direttamente dai propri studi professionali in via telematica, senza doversi recare negli uffici, mentre è stata rese gratuita e fruibile via internet la consultazione delle banche dati anche per i cittadini.
E allora perché decentrare?
Una delle motivazioni della gestione diretta da parte dei Comuni è che questi, utilizzando la banca dati catastale, possono riuscire meglio a controllare il loro territorio, effettuando una efficace lotta all’evasione fiscale.
Ai Comuni servono mappe catastali aggiornate?
Servono anche le mappe aerofotogrammetriche, ma a nessuno verrebbe mai in mente di acquistare aereoplani e attrezzature per farsi le mappe da soli, anche in considerazione che i Comuni non hanno personale in grado di pilotare aerei.
Un’altra motivazione è quella di portare il catasto vicino al cittadino.
A parte il fatto che l’utenza del catasto è costituita in massima parte da professionisti, che hanno a disposizione gli strumenti telematici sopra ricordati, se i Comuni vogliono aprire sportelli catastali per i cittadini, è possibile farlo senza bisogno di gestire il catasto, infatti molti comuni lo fanno già da tempo.
Se il motivo è una mirata lotta all’evasione immobiliare controllando gli accatastamenti e incrociando i dati con le concessioni edilizie presentate, è già possibile farlo (comma 336 della finanziaria 2006), ma solo 7 Comuni su 73 nel territorio dalla Provincia di Ascoli Piceno hanno sfruttato questa possibilità.
Il catasto di competenza comunale sarà sicuramente più esposto a pressioni di tipo politico o da parte di soggetti portatori di interessi economici particolari, a discapito dell’equità fiscale, finora garantita dalla gestione unitaria a carattere nazionale.
Non va sottovalutato poi il dato principale che caratterizza l’operazione, ovvero quello dei costi:
Per un polo catastale di 200.000 abitanti si è stimato un costo di attivazione pari a 2,43 euro/abitante ed un costo di gestione di 1,50 euro/abitante a fronte delle risorse previste dal DPCM pari, nella migliore delle ipotesi, a 0,70 euro/abitante.
Ovviamente, per un bacino di utenti di dimensioni minori, quale può essere quello rappresentato dal Comune di Ascoli Piceno, i costi di attivazione e gestione crescono in maniera vistosa.
Il DPCM prevede inolte, che solo una parte del personale attualmente in servizio presso l’ l’Agenzia del Territorio sia assegnato ai Comuni, per altro con modalità, numeri, qualifiche ricoperte, ancora tutte da stabilire in un DPCM di futura emanazione.
Con i dati finora conosciuti, si ipotizza che ad un Comune come quello di Ascoli Piceno spetterebbero al massimo quattro unità lavorative, assolutamente insufficienti ad assicurare gli attuali standard dei servizi, tenuto anche conto di ferie, eventuali malattie, grado di esperienza del personale assegnato ecc..
Per sanare la carenza di fondi e la scarsità di personale i comuni si vedranno costretti a reperire ulteriori risorse mettendo in crisi il patto di stabilità del proprio bilancio, oppure trasferendo i costi di cui sopra sui cittadini, sia mediante richiesta di ulteriori fondi, che saranno a carico della fiscalità generale, oppure, più verosimilmente, aumentando le imposte locali o tagliando altri servizi alla cittadinanza.
D’altra parte le sperimentazioni in atto da quttro anni in alcuni Comuni (vedasi il caso emblematico di S. Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna) hanno dimostrato che i ricavi sono di ben lunga inferiori alle spese di gestione, e che gli uffici comunali non sarebbero stati in grado di funzionare senza il supporto degli uffici provinciali dell’Agenzia del Territorio.
Un altro elemento critico del decentramento, che i Comuni spesso sottovalutano, è che il DPCM del 14 giugno 2007 prevede i citati tre livelli di gestione di impegno crescente, di cui i primi due incrementabili fino al 15 luglio 2009, ma non prevede la possibilità di tornare indietro.
Se un Comune decide di assumere la gestione diretta del Catasto, ma successivamente si accorge che non è più conveniente perché le spese sono eccessive o non si hanno le capacita e le forze per farlo funzionare , non puo riaffidare la gestione all’Agenzia del Territorio, né tantomeno affidarlo a società private, pubbliche o miste pubblico-private, in quanto espressamente vietato dall’art.1 comma 195 della Finanziaria 2007.
Allora forse qualcuno dovrà spiegare ai suoi elettori il perché di questa costosa e inutile scelta, a fronte della possibilità di affidare la gestione in maniera assolutamente gratuita mediante la convenzione con l’Agenzia del Territorio.
Tarcisio Cognoli
(RSU Agenzia del Territorio Ascoli Piceno e delegato sindacale RdB CUB Pubblico Impiego)
Tel. 347 1458092