di Piero Giorgio Camaioni
Ci mancavano i Bancomat nelle pinete.
Soffri di sindrome ossessivo-compulsiva da shopping?
Muori se non compri qualcosa proprio adesso?
Eccoti il Bancomat-verde, il BANCO-PIN.
Pare ne avremo subito quattro, pare in quattro pinete (!).
Davvero le pinete non sono più quelle di una volta, quando ci andavi come in un’oasi felice.
Leggere BANCAPULIA [ ma come si fa a inventare un nome così?...] sull’orrido poliedrico cabinone vetroferroalluminio - incastrato fra due pini sessantacinquenni della storica pinetina del lungomare - è una fucilata al cuore.
Un monolocale privato [ grande quanto 4 cabine telefoniche! ] in un’area verde pubblica.
Indegno bubbone, insulto al buon senso e alla decenza.
A chi conviene?
Spero che BANCO-PIN finisca come tante cabine telefoniche (ma quelle erano incolpevoli, poverette).
Spero vada subito fuori-servizio e qualche cliente-pugile lo prenda per un pungiball.
Spero lo mandino in coma gli spray dei writers più scatenati.
Spero qualcuno lo “prelevi” intero intero col furgoncino con la gru e se lo porti via di notte.
Spero lo colga un fulmine quando non c’è nessuno dentro. Mai star sotto gli alberi quando piove...
Spero s’allaghi e affoghi al primo temporale. (…)
Ma i pini vicini stiano fermi, per carità. Non reagiscano all’affronto di BANCO-PIN, faccian finta di niente. Se poco poco alzano una radice o gli cade un rametto, sono morti.
Al Comune sono fetenti coi pini.
Ma gentili con le banche.
02.04.’09 PGC