Roberto Rossellini: retrospettiva a New York
A quasi trenta anni dalla morte, New York ricorda Roberto Rossellini (1906-1977). Con la maggior parte dei suoi film non disponibili per il noleggio, il padre del Neorealismo e di Isabella Rossellini, si è ridotto a poco più di una figura culto per cinefili. La retrospettiva di film e lavori per la televisione di Rossellini che apre mercoledì al Museum of Modern Art di New York probabilmente non sarà sufficiente a rianimare la reputazione del regista, ma nondimeno è un evento indispensabile. Organizzato dal Museum e dalla Cinematique Ontario, la retrospettiva durerà fino al 22 dicembre e poi si sposterà a Los Angeles e a Londra. L’evento includerà una parallela esposizione dei manifesti dei film del maestro italiano (alcuni dati in prestito da Martin Scorsese, ex marito di Isabella Rossellini) e comprenderà sia i titoli più noti, come il classico del Neorealismo “Roma città aperta” (1945), sia alcuni lavori fatti per la televisione quando il regista sembrava aver abbandonato la forma d’arte, quella cinematografica, che aveva contribuito a rivoluzionare. Di “Roma città aperta”, Rossellini disse che al tempo in cui lo diresse c’era “un tremendo bisogno di verità”. Per questo iniziò a girare un film in cui si parlava di uomini, donne e bambini nella Roma impegnata a resistere contro l’occupazione tedesca. Il film uscì nelle sale nel maggio ’45, proprio mentre i tedeschi si ritiravano dall’Italia. I critici furono rapiti da un film in cui, per la prima volta, “i personaggi non sembravano attori, ma persone”, come scrisse qualcuno. Rossellini disse anche di aver “provato a esplorare e capire, perché avevo la sensazione che eravamo tutti responsabili di quello che era accaduto, nessuno escluso”. In realtà, il maestro poteva anche pensarla così, ma né “Roma città aperta” né “Paisà” (1946), un’altra storia ambientata nella Resistenza, si soffermano sulle responsabilità italiane del conflitto mondiale. A ben vedere ci sono sempre tedeschi cattivi, e italiani partigiani, italiani martiri, italiani vittime. Per i capolavori che sono, comunque, “Roma città aperta” e “Paisà” fecero di Rossellini un nome internazionale. Dopo aver scritto al regista una timida ma bellissima lettera in cui diceva di essere interessata a lavorare con lui, la star di Hollywood Ingrid Bergman fu subito scritturata per il film “Stromboli” (1949). La Bergman rimase anche incinta da Rossellini e questo creò un grande scandalo, che scoppiò con la stessa violenza dell’eruzione del vulcano alla fine del film. Il senatore democratico Edwin Johnson condannò la “moral turpitude” della Bergman e maledì Rossellini definendolo un “love pirate”. All’inaugurazione della retrospettiva, il 15 novembre, prenderanno parte anche Isabella e Ingrid Rossellini. Inoltre, sarà organizzata una tavola rotonda presso L’Istituto Italiano di Cultura di New York alla quale interverranno il presidente di Cinecittà Holding, Alessandro Battisti, il direttore della Cineteca Nazionale, Sergio Tuffetti, che illustrerà il restauro di “Roma città aperta”, e il regista Michael Moore come moderatore. Un ottimo modo per ricordare, nell’anno del centenario della nascita e un anno prima del trentennale della scomparsa, il maestro del Neorealismo italiano, fonte di ispirazione dichiarata e continua per registi come Martin Scorsese e Jean-Luc Godard.
(da nytimes.com)
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