Etichetta: Blend’r
Brani: Pezzo commerciale estivo / In cattività / Collins / Qualcosa è cambiato / Il resto di trentacinque / Camera verde / Sporco / Primo raggio di sole / Neve / Nella tua mente c’è un posto segreto // Bonus track: Catarì / Silenzio assenso
Produttore: Mario Conte
“Silenzio assenso” è uno di quei non così frequenti dischi coi quali fare scorta di brividi. Sin dai dialoghi dilanianti del brano d’apertura («tu sei il sole di agosto/e io sono benzina/dove sei stato?/io non ti aspettavo») si parla la lingua vivida dei sentimenti, si guarda in faccia l’interlocutore, lo si trafigge, lo si implora di ascoltare e poi si ricomincia da capo a fargli male.
«ti prego continua/a disegnare con la lingua/il tuo nome»
«quello che so di te/è nel tuo disordine/quello che so di te/è che sei in cattività»
E’ un continuo riaffermare se stessi.
«anche ad occhi chiusi/scelgo la mia metà»
«insegnami a scegliere cosa è il bene/da cosa è bene per me»
E un reiterato disarmarsi e disarmare.
«il tuo corpo è casa/le tue mani casa/il tuo corpo è casa/il tuo cuore calma»
“Silenzio assenso” è il secondo album degli Epo, che si accreditano come nome di riferimento per quel rock declinato al romantico e al radiofonico – entrambi gli aggettivi sono usati nella migliore accezione possibile – tanto in voga sia all’estero che da noi. Un nome per indicare la direzione maestra: Coldplay. Connazionali più o meno affini: Mambassa, Negramaro, Perturbazione, Marlene Kuntz. Forse agli Epo manca quel pizzico di originalità decisiva per staccarsi dall’anonimato, o forse hanno bisogno soltanto di una macchina promozionale più agguerrita. Ad un ascolto ripetuto non si contano infatti i chorus che si appiccicano addosso, dotati come sono di un indiscutibile gusto pop e di soluzioni sempre fresche, per esempio l’uso del synth che si incastra con facilità tra le trame elettriche delle chitarre. Pezzo commerciale estivo, Il resto di trentacinque, Camera verde sono pezzi che non mancheranno di farsi cantare. La sognante Collins invece, dedicata all’unico astronauta dell’Apollo 11 a non aver messo piede sulla luna, è la dimostrazione più lampante del talento degli Epo ed è capace di cullare la malinconia e di mescolarla allo stupore, con un canto sospeso tra il reale e l’immaginato.