I PESCECANI ovvero quello che resta di Bertolt Brecht
Jesi-TEATRO G.B. PERGOLESI-STAGIONE TEATRALE 2005-2006 Esclusiva Regionale-SABATO 8 APRILE ORE 21 ( FUORI ABBONAMENTO) in collaborazione con Regione Marche – Assessorato alle Politiche Sociali Rassegna “Malati di Niente” Provincia di Ancona.
Leggere il ‘900 testo e regia di ARMANDO PUNZO CON 45 DETENUTI-ATTORI DELLA COMPAGNIA DELLA FORTEZZA e con STEFANO CENCI musiche originali dal vivo Ceramiche Lineari partecipazione straordinaria della Banda Musicale Città di Jesi diretta dal M° Gabriele Giampaoletti ricerche musicali e suono Barnaba Ponchielli costumi Emanuela Dall'Aglio - scene Alessandro Marzetti - movimenti Pascale Piscina - Organizzazione generale Cinzia de Felice Premio “Ubu 2004” come “miglior spettacolo e miglior regia Premio dell’Associazione Nazionale della Critica “Brecht dietro le sbarre” - di Rita Cirio (L’Espresso) Se per caso qualcuno volesse verificare se il teatro è vivo e lotta con noi, se ha ancora una funzione e una vitalità, malgrado burocrazie ministeriali, vanità registiche e attoriali, abbonamenti rituali, vada in galera. E soprattutto nel carcere di Volterra dove agisce da 15 anni la (giustamente) premiata Compagnia della Fortezza: detenuti attori, o meglio, attori detenuti, dato che ormai hanno acquisito, grazie alla dedizione del regista Armando Punzo, che però lavora in carcere per sua scelta, una tale padronanza di scena, drammaturgia e recitazione da imporsi come una compagnia teatrale tout court. Rispetto alle prove più antiche (gli indimenticabili e violenti “Marat – Sade”, “La prigione”, “I negri”) dove liberavano la loro condizione di reclusi, oggi questi attori hanno conquistato una tale consapevolezza e maturità espressiva che permettono loro anche di giocare (nel senso di “to play” e di “jouer”) con temi che non sono direttamente ed esclusivamente alla condizione coatta. Ed ecco il rutilante rosso cabaret di “I pescecani, ovvero quello che resta di Bertolt Brecht”: un anno per costruire la scena con le proprie mani e i costumi malandrini, la canzone di Mackie Messer, ma anche un can can dionisiaco, lap dance e numero di tango che da solo fa uno spettacolo. La negazione dei diritti di “L’opera da tre soldi” ha scatenato un groviglio forte e bellissimo di emozioni e citazioni: Brecht ma anche Genet, le paillettes della rivista ma anche i cartelli di denuncia. La Fortezza, tra le più importanti compagnie del panorama teatrale italiano ed europeo, nasce nel 1988 con un progetto di laboratorio teatrale all’interno del carcere di massima sicurezza di Volterra, sotto la direzione di Armando Punzo. A partire dal 1993 gli spettacoli della Compagnia della Fortezza sono stati rappresentati anche fuori dal carcere e sono stati invitati nei principali teatri e festival internazionali. “QUEL CHE RESTA DI BRECHT CON LA GENIALITA’ DI PUNZO” - Valeria Ottolenghi (Gazzetta di Parma) Teatro nel teatro all’ennesima potenza, ma anche vita e verità moltiplicate sulla scena: un capolavoro di visionarietà e lucidi rispecchiamenti, di sensualità e provocazioni, di sincerità e artificio, ironicamente Brecht e irrinunciabile Genet, musiche e canzoni, trasgressioni e struggimenti. Meravigliosa, indimenticabile, l’ultima opera di Armando Punzo al carcere di Volterra con la Compagnia della Fortezza, “I pescecani”, bravissimi gli interpreti, di grande impatto e coerenza ogni elemento, i costumi di Emanuela Dall’Aglio, le scene di Alessandro Marzetti, i movimenti di Pascale Piscina, assistente alla regia Laura Cleri, ricerche musicali e suono di Barnaba Ponchielli: luci rosse e can can, Nietzsche e Chagall, inquietudini e instabilità, in una sola ora e poco più un incanto di emozioni, sogni e ossessioni tra canti e danze, suprema densità e leggerezza ad un tempo, erotismo e umorismo, coinvolgimento degli spettatori e divertito straniamento. E’ da molto tempo che si pensa che Punzo sia un genio del teatro, meraviglioso maestro nel lavoro con gli attori, davvero tali i carcerati di Volterra che formano la Compagnia della Fortezza, e con una carica in più, i gesti precisi, gli sguardi misurati, capaci di osservare, studiare, affascinare gli spettatori, occhi negli occhi mescolando intima confessione e rigoroso distacco, ma con “I pescecani” ovvero “quello che resta di Bertolt Brecht” si raggiunge un livello che pare quasi togliere il respiro, sottrarre discorsi all’analisi critica impotente a riferire il nodo profondo che sottende, unifica l’azione. D’altro canto si potrebbe proseguire a lungo nelle indagini delle singole scene, tra citazioni scoperte e nascoste, magnificamente rielaborate con suprema coerenza e apparente levità. Bisogno di silenzio e di approfondimento come richiedono le opere maggiori, grumo di essenze che toccano il cuore. Il pubblico seduto su una gradinata lungo la parete maggiore ma in parte distribuito anche ai tavolini, con gli attori che recitano di fronte ma anche nei corridoi tra gli spettatori. Cabaret. I pescecani di Macie Messer – e Peachum che spiega il suo difficile lavoro, eccitare la compassione umana, educare i mendicanti a rinnovarne l’efficacia, la gente presto annoiata, insensibile ai dolori, che spesso rendono di più se costruiti artificialmente: quelli veri annoiano, stancano, irritano. Anche qui: la consapevolezza nasce dall’esperienza teatrale! Un nulla – e il buon borghese, che aveva fatto l’elemosina allo sciancato compiacendosi della sua bontà, chiamerà la polizia. Resti dell’”Opera da tre soldi”, del tempo in cui è stato scritto e dei principi epici brechtiani, con i cartelli che saranno anche distribuiti tra il pubblico in quel cantare/ballare insieme come in una festa comune, un finale di gioia che ricorderà presto il dolore di quella condizione, solo gli ospiti destinati ad uscire oltre le sbarre di confine del carcere. Una banda esterna, musica elettronica e canzonette. Abiti rovesciati o indossati solo in parte, giacche su torsi nudi, forti trucchi e corpi vicini. Desideri sessuali, cerimonie di potere, forte lirismo. Risate che rimbalzano da una parte all’altra dello spazio teatrale. Pistole e tango. Insulti alla banalità borghese e fantasmi d’amore. Grandissimo teatro. Applausi che non volevano finire mai. INFORMAZIONI Biglietteria Teatro G.B. Pergolesi - Jesi orario: dal martedì al sabato 9.30-12.30/17.00-19.30 e da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo festivi e lunedì chiuso Tel. 0731 206888 oppure 0731 538355 e-mail: biglietteria@fpsjesi.com www.fondazionepergolesispontini.com LAST MINUTE UNDER 30 € 15 RIDUZIONI TESSERE ARCI, COOP, UISP, ecc. *** Sabato 8 aprile ore 17.30 JESI – PALAZZO DEI CONVEGNI SIAMO FUORI DAL TUNNEL? Dibattito pubblico con il regista Armando Punzo e gli attori della “Compagnia della Fortezza” sul tema del carcere e dell’inclusione sociale del detenuto Da sabato 8 a domenica 16 aprile JESI – PALAZZO DEI CONVEGNI ELOGIO ALLA LIBERTA’ Mostra fotografica a cura di Stefano Vaja (fotografo ufficiale della “Compagnia della Fortezza”)
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