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iLiKETRAiNS - 'Elegies To Lessons Learnt' (Beggars Banquet, 2007) |
iLIKETRAiNS - "Elegies to Lessons Learnt"
Diciamolo subito senza mezzi termini: "Elegies to Lessons Learnt" è un disco pesante, un disco che fa della sua monolitica e claustrofobica angoscia il suo punto di forza. E' un disco che attinge a piene mani dalla tradizione oscura e cupa delle ballate elettriche di Nick Cave, Lou Reed e Joy Division. Un disco volutamente apocalittico, esagerato nel suo pessimismo, epico nelle narrazioni, intenso nella sua tetra musicalità. Un disco interessante, insomma, che magari fatica ad entrare nel lettore ma che una volta premuto il tasto play sconquassa ogni più radicata certezza, cantando di morte, di guerre, di incendi, di suicidi e di omicidi. Perchè è giusto essere incazzati e disillusi in questo mondo, e se sei al tuo disco di esordio è giusto esagerare. Gli iLIKETRAiNS, quintetto di Leeds, dopo il fortunato ep "Progress Reform", continuano insomma ad andare dritti per la loro strada. Una strada che passa con disinvoltura nei territori ormai profanati dell'indie rock, che si arrampica tra i tornanti tortuosi del post rock, facendo il verso a Mogway, Interpol e Sigur Ros, ostentando però una spiccata coscienza storica che ricorda tanto la saga dei nostrani CCCP e CSI di Ferretti e compagni. "We All Fall Down" è una litania sulla cittadina inglese di Eyam, colpita dalla peste bubbonica nel 1665. Le chitarre accompagnano il cantato cupo e baritonale di David Martin, l'atmosfera si carica di tensione. In "Twenty Five Sins" sembra di sentire il Nick Cave di "Murder Ballads" (<<Will you be surprised when the flames / consume you as God claims his retribution>>), la batteria intona una marcia stile militare mentre i riverberi delle chitarre tolgono il respiro. "Come Over" è un affresco apocalittico e diperato di questo millennio che trae la sua forza dalla solennità degli archi e dei fiati e dalla carica estenuante delle chitarre. "Spencer Perceval" dall'alto dei suoi monumentali nove minuti, narra l'omicidio del primo ministro inglese in un continuo sali scendi di esplosioni elettriche. Alla funerea "Death is the End" è lasciato il compito di chiudere l'album. <<It is the end or less a funeral train rotting flesh>> continua a ripetere il cantante, come in una eterna litania, come una preghiera in punto di morte. Se da un lato la colta raffinatezza dei testi e dei temi trattati rendono questo "Elegies to Lessons Learnt" uno degli esordi più interessanti del 2007, dall'altro l'album sembra cadere troppo spesso nel chiché di disco intellettuale, finendo per fare degli iLIKETRAiNS una specie di Narciso, troppo impegnati a specchiarsi nella sfavillante eleganza dei loro testi e della loro musica per dire veramente qualche cosa di originale nella scena musicale d'oltremanica. Niente di nuovo sul fronte occidentale, insomma. Siamo lontani dai capolavori disillusi ed apocalittici di "London Calling", "Daydream Nation" e "Darkness on the Edge of Town" ma, in tempi come questi in cui i gruppi indie sembrano fatti con lo stampo, anche il semplice fatto di mostrare un briciolo di personalità può far ben sperare per il futuro e ci fa scrivere sulla moleskine il nome di questo strano gruppo che per un attimo ci ha fatto riflettere sull'importanza della memoria storica e su quanto sia difficile imparare dai propri errori. E di questi tempi, è tutto grasso che cola.
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Claudio Palestini
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Recensioni |
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il 14 Dec 2007 alle 01:18 |
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