“A casa con i suoi”: commedia sull’incapacità di crescere
Signori e signore ecco a voi una nuova commedia romantica in tipico stile americano: la vicenda di due ragazzi che si incontrano, non casualmente, e poi si innamorano e poi si lasciano e poi si ripigliano e tutti vissero felici e contenti. Tom Dey ce la mette tutta però per conferire quel qualcosa in più che possa rendere se non originale almeno non scontato il suo lavoro. Difatti lo spunto dal quale prende le mosse la vicenda può definirsi in questi termini: dimostrare come per lasciare il nido alcuni uomini hanno bisogno di una piccola spinta. Il fenomeno, cioè, quanto mai attuale, dell’incapacità di taluni ad abbandonare la sempre e comunque accogliente ed affettuosa alcova in cui si è cresciuti. E’ quella che molti definiscono la sindrome di Peter Pan, che colpisce sempre più adulti che decidono, per certi versi, di rimanere adolescenti.
La storia è quella di un avvenente trentacinquenne, Tripp (Matthew McConaughey), che non si decide a lasciare la casa di ormai disperati genitori i quali, per raggiungere tale scopo, ingaggiano la sexy Paula (Sarah Jessica Parker) che di mestiere fa proprio questo, spingere gli uomini a diventare Uomini. Per lei quello di Tripp è un caso come tanti. Fino a quando però qualcosa nel suo collaudatissimo meccanismo lavorativo si inceppa perché Tripp si rivela essere diverso da tutti gli altri. E ciò che prima era semplice lavoro di routine diventa ora vera e propria passione amorosa. L’originalità dello spunto però perde via via efficacia facendo rotolare il film nei soliti clichè della commedia americana presentando storie da contorno e personaggi che non vanno al di là della sufficienza. A parte alcune battute veramente azzeccate, anche la regia risulta essere abbastanza piatta ma d’altra parte non ci si poteva aspettare molto di più visto il tema. Si tratta pur sempre di una commedia che ora veste i panni dell’ironia, ora quelli del romanticismo, ora quelli della riflessione seriosa. Ebbene si, c’è anche questo. Non si può dire certo che il film penetri nel profondo come coltello nel burro ma la scena di Tripp che invita i commensali ad assaggiare, non la cena da lui preparata, ma un po’ della sua rabbia che come un uragano travolge tutto, può essere ascritta alla categoria del riflessivo. Per il semplice fatto che fa comprendere la sofferenza di uomo che a ragione sta male quando ad essere colpiti sono i suoi sentimenti più veri. Nulla di trascendentale o di pietoso per carità, solo il tentativo da parte di Dey di proporre una sorta di congestione di generi con il tentativo di far divertire ma anche pensare. L’impresa alla fine non è che risulti essere conseguita a pieni voti. E non basta nemmeno colui il quale è stato eletto dalla rivista americana People come l’uomo più sexy del mondo, Matthew McConaughey che pare trovarsi a suo agio nei panni del bello di turno, con tutti gli annessi e connessi, compresa l’incapacità di dare profondità all’interpretazione. Sembra davvero essere uscito dal cast di Amici della De Filippi. Discreta anche Sarah Jessica Parker che lo stile e la sensualità c’è l’ha tutte ma che forse non riesce a calarsi così bene nel personaggio come invece gli è riuscito nella serie che le ha dato la popolarità, Sex and City. Singolare invece l’interpretazione di Terry Bradshaw (noto giocatore di football entrato nella Hall of Fame) e di una sempre impeccabile Kathy Bates nei panni dei genitori di Tripp, che regalano esilaranti momenti di comicità. Da segnalare infine la presenza riuscita di una delle attrici attualmente più ricercate ad Hollywood, ovvero Zooey Deschanel che interpreta l’amica un po’ schizofrenica della protagonista. Ora l’ardua sentenza agli spettatori italiani: quelli americani sembrano aver gradito e già decretato il successo della pellicola.
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