2007-08-01 - “Credo che tutti noi, argentini-italiani, italiani-argentini, o comunque ci chiamiamo, quel che vorremmo è poterci portare l’Argentina in Italia, cioè la nostra gente, le nostre abitudini, i nostri sabato sera e i nostri asado della domenica, in questa terra che ci piace, in questo sistema socio-politico- economico che ci permette di vivere e crescere come persone, senza i sobbalzi e le angosce che erano parte della nostra vita in Argentina”.
E’ uno dei passi della testimonianza di Patricia Monica Vena (intellettuale argentina con ascendenza italiana), riportato dalla giornalista Paola Cecchini nel corso della presentazione di TERRA PROMESSA-IL SOGNO ARGENTINO, che ha avuto luogo a San Benedetto del Tronto nel corso della manifestazione MARE APERTO 2007, dedicata quest’anno al Paese sudamericano.
Il libro della Cecchini –edito dalla Regione Marche- ci permette di capire tante cose sui nostri amici che vengono da lontano. Il senso di estraneità che sottintende il dramma dell’immigrazione (“che tocca tutti gli aspetti della vita, dalle abitudini alimentari al modo di rapportarsi con gli altri”) è vissuto dagli argentini residenti nella nostra anche nei confronti del paesaggio rurale ed urbano:
pur considerando il primo “attraente, pieno di ritmo e colori”, continuano a sentire più naturali le infinite pianure argentine, i lunghi chilometri desolati delle pampas, “quella sensazione della vista che si perdeva lontano, senza sbattere contro nessuna collina”; mentre- a proposito del secondo- notano che qualsiasi paese o città d’Italia è caratterizzato da strade strette e fiancheggiate di case a due o tre piani dove a volte, sembra che neanche il vento osi entrare. “Sembrano piuttosto il rifugio che gli uomini costruiscono per proteggersi dalla natura e da altri uomini, per avvicinarsi gli uni agli altri e mantenersi uniti e quindi più forti”, così diversi dai quartieri di Rosario, dove “è impressionante la quantità di cielo che si vede”.
Di fronte alla nostra società, “storicamente emigrante nel mondo e forse per questo talvolta incapace di accogliere nuove culture”, molti argentini hanno preso coscienza –cosa che non avevano fatto prima, nel loro paese di nascita- del fatto che “anche noi abbiamo una identità, con caratteristiche proprie e con una cultura ben definita e strutturata”.
Nel libro della Cecchini, edito dal Consiglio regionale delle Marche, sono tante le interviste e le testimonianze riguardanti San Benedetto del Tronto e, più in generale, la provincia ascolana. Non manca la storia di Federico Contessi e Nicola Palestrini (affermati armatori a Mar del Plata); di Leone Tacchetti (che a 103 anni ha rilasciato un’intervista sorprendente a Bahia Blanca); della famiglia Rutili di Torre San Patrizio (che a Mendoza è proprietaria di un’importante azienda vitivinicola dando vita all’unico Museo del Vino del Paese); di Maria Virgulti (travolgente ascolana emigrata a Buenos Aires per aver perduto la cittadinanza italiana a seguito del matrimonio con un polacco); di Fernanda Torresi Corradini (che ha dato vita a Mendoza ad un affermato ristorante chiamato “La Marchigiana” e diretto ora dalla figlia Maria Teresa); di Marcello Fagioli di Monte Giberto (agronomo noto per la “semina diretta” che ha permesso la salvaguardia del terreno non arato).
Il libro è stato patrocinato dal Ministero degli Italiani nel Mondo, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dall’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires, dall’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia.