Bertinotti-Maroni: il primo duello delle “seconde linee”
Stesse regole e stesso moderatore, Clemente J. Mimun, per il secondo duello TV che ha visto confrontarsi Roberto Maroni, ministro leghista del Welfare e Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista ma il clima è stato molto più disteso. A partire da quello che è accaduto prima che si accendessero i riflettori sul faccia a faccia di Raiuno. I duellanti, di comune accordo, hanno rifiutato il sorteggio che stabilisce chi debba rispondere per primo. Hanno preferito giocarsi a pari e dispari il diritto alla prima domanda e ha vinto Bertinotti. Stessa cosa per l’assegnazione delle poltrone. Mimun ha invitato ministro e segretario al sorteggio ma i due hanno risolto in un altro modo: "Ma dai, io mi siedo a sinistra" ha semplificato Bertinotti, "Va benissimo, io mi siedo a destra" ha aggiunto Maroni. La conclusione di Mimun: "Siete unici...". Chissà, invece, cosa avrà pensato Bruno Vespa sempre attento a lasciare la poltrona di sinistra all’ "amico politico" di turno. Infatti secondo una strategia di comunicazione sedere a destra del conduttore porterebbe dei vantaggi all’intervistato. I due politici hanno risposto con toni pacati e concetti chiari alle domande poste in studio da Mario Pirani, editorialista di “Repubblica” e da Franco Bechis, direttore di “Italia Oggi”. La legge elettorale, l'economia, gli immigrati, la Rai e la libertà di stampa, ma anche i Pacs sono stati tra i principali temi toccati durante il dibattito. Nessuno ha alzato i toni. Non una parola fuori posto, e nessun colpo basso. Il filo conduttore è stato fino in fondo la concretezza dei problemi. Sulla legge elettorale Bertinotti ha colto l'occasione per esprimere ancora una volta la propria contrarietà: "Ci siamo battuti contro questa legge. Gli stessi autori hanno riconosciuto l'intento strumentale. Un sistema elettorale come quello tedesco e le primarie sarebbe un sistema valido". Maroni ovviamente ha difeso la legge, sostenendo che i partiti sono sempre stati la cerniera tra elettorato e rappresentanti elettorali: "Le leggi elettorali prevedono la mediazione dei partiti e questi hanno un ruolo fondamentale, cioè la responsabiltà di dare ai cittadini le liste per andare in Parlamento. Se le liste sono buone i cittadini li premiano, in caso contrario no". Sui temi dell'economia, del lavoro e delle politiche fiscali per il segretario di Rifondazione, "il governo è una sorta di Robin Hood alla rovescia. Ha redistribuito il reddito a favore dei redditi alti. L'Italia è un paese dove la frase più comune è non arrivo alla fine del mese". Maroni ha, invece, insistito sulla necessità di puntare sul sociale senza appesantire la pressione fiscale e ha ribadito il no del suo partito a nuovi interventi statali a sostegno dei grandi gruppi industriali come la Fiat. Il leghista ha poi precisato che l'obiettivo del Carroccio è il federalismo fiscale, unico strumento per responsabilizzare gli enti locali e tenere sotto controllo la spesa. Sugli immigrati Maroni ha detto che sono stati mandati in fila davanti agli uffici postali dalla sinistra contro il governo. Bertinotti ha ribattuto: "Governo ipocrita e impotente. La politica dell'esecutivo è irrealistica. Senza gli immigrati le fabbriche chiuderebbero e i malati a casa non verrebbero assistiti". Sulla Rai e la libertà di stampa Bertinotti ha detto: "Quando siamo stati in maggioranza non abbiamo chiesto niente per la Rai. Penso quindi che sia possibile un comportamento corretto, così come penso che deve rimanere un servizio pubblico, che non necessariamente dipende dai partiti. Un autogoverno dei giornalisti e un rapporto con gli utenti può essere un esempio per costruire una democrazia dell'informazione in grado di restituire piena autonomia alla Rai". Maroni ha replicato: "La libertà di stampa in Italia esiste, non so se equilibrata, ma certamente c'è libertà di scrivere quello che si vuole. La Rai non è un servizio pubblico ma è una concessionaria del servizo pubblico. Che debba essere garantita l'autonomia è fondamentale, ma l'informazione è certamente libera". Qualche altra domanda e poi l’invito a tutti gli italiani di porsi un semplice interrogativo prima di depositare il voto nell’urna: "Stiamo meglio o peggio di cinque anni fa?". Lo suggerisce Fausto Bertinotti, chiudendo il dibattito con Roberto Maroni.
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