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Angelo Bagnasco, presidente della Cei |
Libera Chiesa in libero Stato
Qualche giorno fa, contro il ddl sui Dico, è arrivata la tanto attesa Nota della Conferenza episcopale italiana che rappresenta un forte richiamo all’obbedienza da parte del Vaticano per i politici cattolici. Infatti nel documento della Cei si legge: “Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai cattolici che operano in ambito politico. Lo facciamo con l’insegnamento del Papa nella sua recente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis: "i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana", tra i quali rientra "la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna". Sarebbe quindi incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto. In particolare ricordiamo l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di "un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge". Alla Nota si è aggiunto, venerdì, il duro accostamento tra convivenze civili, incesto e pedofilia da parte del presidente della Cei, monsignor Bagnasco, durante un incontro a Genova. Alla pioggia di polemiche scatenate dal successore di Ruini è seguita, per stemperare il clima, una precisazione dell’arcidiocesi ligure in cui si dice che l’intervento di Bagnasco è stato mal riportato dalla stampa. La crociata della Chiesa contro i Dico continua e culminerà nel Family Day del 12 maggio a Roma, una manifestazione a favore della famiglia ma “quella buona”. Partendo dal presupposto che la Chiesa ha il diritto di manifestare i suoi principi, che le gerarchie ecclesiastiche hanno la libertà di esprimersi come e quando vogliono, impressiona l’intervento diretto e vincolante dei vescovi sui legislatori perché la laicità dello Stato è un valore fondativo delle nostre istituzioni e i parlamentari non possono avere vincoli di mandato. Che la Chiesa entri nelle questioni dello Stato non mi piace, ma se proprio deve farlo perché non prepara una bella Nota contro chi vota a favore della guerra? I Dico non tolgono niente a nessuno, la guerra toglie la vita.
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Giovanna Sechini
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Editoriali |
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il 02 Apr 2007 alle 12:53 |
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