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David Rebellin

CICLISMO/UCI ANNUNCIA UNA NUOVA LISTA DI CORRIDORI SOSPETTI

BASATA SUL FAMIGERATO PASSAPORTO BIOLOGICO PECCATO CHE NESSUNO ABBIA ACORA CAPITO A CHI SPETTA AVVIARE EVENTUALI PROCEDURE DISCIPLINARI

di Sergio Conti

PADOVA, 13/06/2009 - La Procura di Padova dovrebbe riesaminare un’ ottantina di esami del Giro 2008. La magistratura austriaca è impegnata a smascherare un sistema di manipolazione sanguigna attorno all’ ospedale di Vienna Humanplasma. Intanto si attende il verdetto definitivo per Davide Rebellin, positivo alla Cera alle Olimpiadi di Pechino. Le controanalisi sono state effettuate il 28 maggio scorso, mentre il 28 luglio si riunirà la Commissione disciplinare del Cio per esaminare il caso del veronese e non solo. Tanti sospetti, molti dubbi, tanti interrogativi. Lunedì prossimo ne sapremo di più o forse, come accade troppo di frequente in questo strano mondo delle due ruote, ne sapremo ancora di meno. L’ Uci, il governo mondiale della bicicletta, ha fatto sapere, per voce del suo presidente Pat Mc Quaid, che renderà nota una lista di corridori sospetti. Si tratterebbe di «sei o sette nomi, ottenuti dalla valutazione del passaporto biologico, per i quali potrebbero essere avviate delle procedure disciplinari», si legge su L’ Equipe. «Solo le squadre ¬ ha precisato però Mc Quaid ¬ possono prendere provvedimenti». Eccoci, quindi, a nuovi punti di domanda. A nuovi interrogativi. A nuove situazioni insopportabili per uno sport che ormai è diventato insopportabile. Siamo tornati al 30 giugno del 2006, quando a Strasburgo, vigilia del via del Tour de France, l’ Uci fece pressione sulle squadre e sugli organizzatori affinché Basso, Ullrich e compagnia pedalante lasciassero la corsa per «sospetti» (al momento esistevano solo sospetti) in merito allo scandalo spagnolo denominato «Operacion Puerto». La cosa fu intollerabile allora ed è intollerabile oggi. L’ Uci ha varato il «passaporto biologico»? Per questo ha chiesto migliaia di euro all’ anno per creare un sistema di controllo inconfutabile? Che se ne assuma la responsabilità. Invece il ciclismo continua a navigare a vista, senza una rotta comune, senza una mappa, una cartina e dei regolamenti certi condivisi da tutti. Siamo al fai da te. La Katusha decide di far firmare scritture private, dove in caso di positività, il corridore pescato con le mani nella marmellata sarà chiamato a pagare una multa pari a cinque volte il proprio stipendio. Bella iniziativa, ma inapplicabile, perché qualsiasi giudice dà torto alla società. Uguale la situazione che potrebbe apparire in tutto il suo fragore lunedì. L’ Uci comunica i nomi dei corridori che secondo la sua commissione medica scientifica sono sospetti, ma chiederebbe ai team e agli organizzatori di fermarli. In verità, la situazione è ancora più divertente. Ci sono alcuni team manager di squadre professionistiche (permetteteci di non fare i nomi) che assicurano che non è così: «E’ una normale procedura disciplinare ¬ ci hanno assicurato – l’ Uci informa con raccomandata e via mail il corridore, lo stesso fa con il team di appartenenza e allo stesso modo viene informata la Federazione di appartenenza, che dovrà avviare la procedura disciplinare». Sentiamo la Federciclismo e il sindacato dei corridori italiani e ci assicurano che le cose non stanno in questi termini. Anzi, il presidente della Federazione si limita a dire. «Io spero di non ricevere comunicazioni solo per il fatto che significherebbe che nella lista nera non ci sono corridori italiani... qualora però ci fossero, io non farò altro che trasmettere tutti gli atti alla Procura Antidoping del Coni: spetterà a loro capire se ci sono e requisiti legali per poter sospendere il corridore in base al passaporto biologico». Insomma, il ciclismo è da anni nella tempesta e ci accingiamo a vivere l’ ennesimo terremoto. Una nuova scossa, con la consapevolezza che potrebbe solo produrre cattiva immagine, senza alcuna possibilità legale di arginare la piaga del doping. È un problema annoso: le corse ormai non si corrono più sulle strade e in sella alle proprie biciclette ma nei laboratori e nelle aule dei tribunali. Intanto, però, gli sponsor si allontanano e i tifosi pure.


 Redazione 

Sport

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