FABIO MORO, "Breeding of dust"
"Il nostro corpo è diventato il luogo della nostra falsificazione"
(Umberto Galimberti)
Cos'è il corpo, il mio corpo, se non il luogo dell'autenticità? In quanto tale, è la prima vittima della virtualizzazione della realtà nel mondo contemporaneo, in cui la realtà autentica è ormai "fuori campo", "fuori luogo", oscurata da una realtà virtuale preconfezionata.
Non siamo più il nostro corpo, ma esso è ormai soltanto l'oggetto del nostro "accanimento estetico" nell'illusione di una eterna giovinezza, l'oggetto ossessivo della nostra ansia da prestazione, lo specchio del nostro narcisismo: per mascherare il suo reale processo temporale e vitale (la vecchiaia, la malattia, la morte), fissarlo nell'ideale perverso dei modelli perfetti imposti dalla pubblicità, nella società mediatica e consumistica.
Il corpo è la merce privilegiata della società dei consumi e del suo linguaggio totale, la pubblicità: spogliato del suo senso, della sua opacità, della sua consistenza (nel senso anche di "stare con", in una rete di relazioni umane autentiche) per divenire trasparenza superficiale, senza profondità, fissato nella sua istantaneità. Un corpo-manichino da allestire su un modello di bellezza artificiale e seriale, svuotandolo del suo significato simbolico (in quanto situato in uno specifico contesto storico-culturale) e separandolo dal nostro essere più proprio.
Per alimentare questo sistema, il marketing impone un modello, una forma, che sono ormai la matrice comune delle idee e delle merci: di qui serialità, standardizzazione, conformismo. il corpo si identifica con la sua immagine in un mondo virtuale autoreferenziale: uno specchio che riflette immagini in altri specchi. Un'immagine destinata al pubblico, al consumatore-spettatore, che in essa finisce per identificarsi egli stesso come mera immagine.
Il corpo è manipolato (superficiale, immateriale) nella pubblicità, che mira a radicare desideri nell'immaginario collettivo. Un mondo virtuale in cui gli individui sono smaterializzati, senza peso, trasparenti, senza "ombra", simbolo della negatività e della morte, rimosse dalla società contemporanea. La realtà, con le sue imperfezioni e contraddizioni, è depurata con un modello ideale di perfezione: l'iperreale, le cui immagini-modelli plasmano il pensiero e il comportamento nella vita quotidiana. Un mondo irreale che si sovrappone alla realtà del mondo, il reale proiettato nel suo doppio simulato, con i suoi "simulacri imbiancati".
Il virtuale ha così ucciso la realtà e la sua immaginazione (illusioni, simboli, fantasie): l'immaginario, il sogno sono ormai realizzati, iper-realizzati, nella dimensione virtuale. (da PiziArte)
Angelo Caputo
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