Poesia e rabbia, sentimento e denuncia: il mondo di De Gregori…a Ripatransone
RIPATRANSONE, 2006-07-21 -Quasi che ci si chieda cos’è che ci faccia qui questo simpatico sbarbato magro con una chitarra e la fretta nelle parole da buttare in quelle poesie che su due accordi raccontano buona parte della musica italiana degli ultimi quarant’anni. Giovedì 20 luglio: De Gregori è a Ripatransone, e un po’ lo senti che fa effetto ad ascoltare la sua voce come si presentasse sul palco una specie di santone, anche per una generazione come la mia tutto sommato lontana dai successi che lo hanno consacrato tra i grandi della musica italiana. Il sipario è quello delle Fonti, della luna crescente, delle mura impregnate fino all’ultimo mattone di festa. La gente c’è e si vede: ci sono i ragazzini e ci sono i loro padri, e le magliette con i versi di qualche canzone, e i capelli rasta delle nuove generazioni, come quelli ben pettinati a cerimonia religiosa di un avvocato che oggi ricorda di quando era più giovane e manifestava, anche sotto la musica di quello che ora sale sul palco per iniziare a parlare d’amore. Si parte con il nuovo album, Calypso, e le sue nuove canzoni ben accolte dalla critica. La linea della vita e Cardiologia battezzano agli occhi del Teatro il nuovo lavoro uscito a febbraio, meno rock e politica, più leggerezza ed attenzione al vestito musicale per un autore ancora pronto a stupire dopo un’intensa e prestigiosa produzione discografica che lo porta a dare alle stampe un disco ogni due anni. Seguono Compagni di viaggio, Un guanto, I matti, Sotto le stelle del Mexico, Condannato a morte fino a Generale, poetica e graffiante, dove ognuno sorseggia buone dosi di energia e romanticismo e smorza qualche parola del testo insieme ai cori che accompagnano il cantautore romano. E poi ancora Titanic e il sound certamente più elettrico di Celestino fino ai grandi successi di Niente da capire, Alice, Rimmel e Buonanotte fiorellino. Si spengono le luci…e il ritorno sul palco c’è. Gli applausi, e davvero la gioia di avere ancora qualcosa da sentire e voler a tutti i costi aggrapparsi ancora a qualche nota per dire di esserci stati e dire di aver anche oggi imparato qualcosa sull’amore, qualunque esso sia: L’Angelo, La donna cannone, La storia ed ancora i cori del pubblico diretti dal maestro, che con le mani attacca a muovere le voci di chi vorrebbe che davvero questo scrittore di favole e personaggi restasse fino a consumare le note vecchie e vogliose della chitarra ancora pronta a regalare emozioni. “…e non c’è niente da capire”, solo musica e pezzi di stelle a Ripatransone.
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