New York: ancora sdegno per la brutalità della polizia
NEW YORK - Ancora un episodio di agghiacciante violenza vede per protagonista la polizia di New York. Un giovane afro-americano di 23 anni, Sean Bell, è stato ucciso dagli agenti con ben 50 colpi di pistola. Il ragazzo era disarmato e stava festeggiando l'addio al celibato: avrebbe dovuto sposarsi con Nicole, sua fidanzata dai tempi del liceo e madre dei suoi due figli. Apparentemente la brutalià della polizia è priva di giustificazione. La dinamica del dramma non è ancora chiara, ma pare che Bell e i suoi amici stessero uscendo da un night dove avevano fatto baldoria, quando sono stati aggrediti dagli agenti, che stavano indagando su un caso di presunto sfruttamento della prostituzione. Comunque siano andate le cose, i 50 colpi sparati danno ragione a chi, come il New York Times, accusa la polizia di "grilletto facile" e a chi chiede a gran voce le dimissioni di Raymond Kelly, capo della polizia di New York. Il pericolo immediato è che la rabbia della comunità di colore esploda in modo violento. Per questo il sindaco Bloomberg ha programmato per oggi un incontro con i leader neri di New York, nel tentativo di riportare la pace. Purtroppo non è la prima volta che a New York si verificano episodi del genere. I manifestanti che ieri sono scesi in strada avevano in bocca i nomi di Amadou Diallo, ucciso con 41 colpi, cantato anche da Bruce Springsteen in American Skin (41 Shots), e di Ousmane Zongo, di Abner Louima, anche loro innocenti e disarmati. Bisogna essere ciechi per non notare la particolarità di questi nomi: africani, haitiani, immigrati. E' davvero difficile per la polizia rispondere alle accuse di brutalità razzista. Cosa rispondere davanti ai 31 colpi sparati da un poliziotto con 12 anni di servizio sul corpo di un innocente?
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