“Tutti pazzi per Berlino”, ritratto della nuova capitale d’Europa
08/08/2008 - Corsi di striptease organizzati dal Comune, telefoni “tombali”, un ristorante che non presenta il conto, un pub sopra alle ex prigioni della Stasi, schedatura dna di tutti i cani, lezioni di tedesco gratuite per gli immigrati. Sono alcune luci ed ombre, alcune “stranezze” e contraddizioni che il direttore di RAI International Piero Badaloni riporta nel suo libro “Tutti pazzi per Berlino”, presentato ieri sera alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto alla presenza di molti turisti, cittadini e curiosi.
L’autore, tuttora vigile osservatore delle trasformazioni del tessuto storico/politico/sociale della “nuova capitale dell’Europa”, a più di due anni dal rientro in Italia, cerca di cogliere ogni singolo aspetto di una delle metropoli più vive e giovani d’Europa, stimolato dalle sue scelte “politiche” all’avanguardia. Berlino è infatti la città dei giovani, con un’età media di 35 anni, dove un ragazzo con 900 euro mensili di stipendio riesce ad affittare un appartamento e a vivere la capitale. E’ la metropoli della tolleranza che conta una comunità di oltre 120mila turchi e riserva una particolare attenzione alla loro integrazione linguistica mettendo a disposizione insegnanti gratuiti per un periodo stabilito e programmi di apprendimento sul servizio pubblico televisivo tedesco.
La scelta di Berlino di investire sui giovani e sulla loro creatività si riflette nell’atmosfera e vitalità che si respirano girando per le strade dove si colgono i segnali, spesso architettonici, della sua capacità di proiettarsi nel futuro. Di cancellare tracce di un passato unico al mondo dove campeggia di frequente il concetto di “Gedächtnis” (memoriale), espresso in nuovi monumenti o anche “cimeli” del passato.
Neo-culla della cultura mitteleuropea, conta più di cinquecento gallerie d'arte, due filarmoniche, due biblioteche nazionali, tre teatri d'opera, innumerevoli musei e veri e propri laboratori di design e moda. Ma anche “Baustelle” (cantieri) come Potsdamerplatz, uno dei simboli della ex Berlino Est che fa fatica a rinascere. Forse per quella che i berlinesi chiamano “Ostalgie”,nostalgia dell'Est che si manifesta nel recupero di simboli ormai sorpassati dell’ex regime sovietico come la zuppa di lenticchie, le vecchie sigarette o ancora l’“Ampelmännchen” (omino del semaforo) che ha fatto nascere un movimento spontaneo di difesa dall’omino senza cappello dell’ex Ovest e che è anche divenuto uno dei souvenir più gettonati di Berlino insieme ai resti del muro, tanto da farsi domandare all’autore se si tratti più della “vittoria del capitalismo o di una beffa postuma del socialismo reale”.