-I G8 nel deserto del Gobi
I G8 mi ricordano le foto di famiglia di una volta.
Grandi tavolate, sorrisi, fotografie di gruppo su due file, dichiarazioni, strette di mano per i fotografi.
Le nazioni del G8 rappresentano il 65% dell’economia mondiale. Si può tranquillamente affermare che siano responsabili, almeno in parte, del surriscaldamento globale, della morte dell’Africa, delle disuguaglianze economiche, di un numero imprecisato di guerre e guerriglie e di ingerenze negli affari di altri Stati. Sia ben chiaro: il tutto (quasi sempre) in modo indiretto, tramite le leve economiche, le pressioni diplomatiche, i media. Pulito, bianco che più bianco non si può.
Nel palazzo di Konstatinovskij, residenza estiva degli zar di San Pietroburgo, si è pasteggiato con caviale Beluga, zefiro di aragostine e fragole al pepe nero. Nel frattempo si è amabilmente conversato di energia, clima, povertà e fame nel mondo in un’atmosfera di serenità e di pace. La città è sotto il controllo di 200.000 soldati. Un gruppo di manifestanti contrari al G8 è stato ospitato da Putin nel grande stadio Kirov, fuori città, circondato da boschi secolari e dalla polizia militare. Barboni e senzatetto sono scomparsi da San Pietroburgo e inviati in Siberia in treni piombati ripristinati per l’occasione. Bush non ha mancato di dire una fregnaccia citando l’Iraq come esempio di libertà di stampa e di libertà religiosa, Putin ha replicato con una controfregnaccia specificando che in Russia non vogliono il tipo di democrazia che c’è in Iraq. Lui la democrazia la preferisce alla cecena. I capi di Stato si sono presentati tutti con la consorte, tranne l’unico vero uomo presente, Angela Merkel, che indossava la pelliccia dell’orso Bruno donatale dalla municipalità di Monaco.
I G8 sono sempre più a rischio di partecipazione democratica. La gente presa dall’entusiasmo vuol dire la sua. Il futuro si annuncia perciò difficile per i prossimi incontri. Non sempre si hanno a disposizione Putin, la Santa Madre Russia e l’esercito post sovietico schierato per le strade. I summit potrebbero tenersi nelle Fosse delle Marianne in un grande batiscafo, nel deserto dei Gobi travestiti da cammellieri o sulle cime dell’Himalaya in tende ad ossigeno. Luoghi riservati per persone che discutono in modo riservato dei problemi del mondo. Senza condizionamenti. In privato.
Postato da Beppe Grillo il 16.07.06 18:59
-Religioni, guerra e petrolio
Non mi interessa sapere chi ha torto o ragione: gli hezbollah, i palestinesi o gli israeliani. In Medio Oriente si sta consumando una miccia da decine di anni, una miccia che potrebbe far saltare una polveriera. Una terza guerra mondiale. Si dice che Israele abbia le atomiche, forse 100, puntate sui Paesi arabi. Se venisse messa in pericolo la sua esistenza non esiterebbe ad usarle. L’Iran avrà, o forse ha già, l’atomica. Chi controlla il Golfo Persico controlla i flussi di petrolio e l’economia mondiale. La Cina ha un disperato bisogno di petrolio per sostenere il suo sviluppo. La Cina ha un atteggiamento benevolo verso l’Iran che è accusato di armare il gruppo degli hezbollah in Libano insieme alla Siria.
Nel frattempo Israele distrugge la sede del governo palestinese e prende in ostaggio un po’ di ministri, bombarda Beirut e impone il blocco aeronavale.
E l’Italia è qui, in mezzo al mare, portaerei americana sempre più armata, come sta avvenendo a Vicenza. Io sono preoccupato, e voi?
Se c’è una situazione in cui l’Onu deve intervenire è questa. Vanno create zone cuscinetto tra Palestina, Libano, Siria e Israele presidiate dai caschi blu. Israele avrà tutte le ragioni a sentirsi in pericolo, ma se ogni nazione bombardasse un paio di Stati confinanti il mondo precipiterebbe nella barbarie. Accetto che Israele sia più a rischio di altri, l’Olocausto e tutto il resto. Ma ora il problema è mondiale, siamo tutti in pericolo. Credo che sia necessaria una nuova Conferenza per la pace in Medio Oriente per trovare una soluzione. Stare a guardare è troppo pericoloso.
Postato da Beppe Grillo il 15.07.06 19:30