I Media nell’età della comunicazione
E’ fuor di dubbio che nella società contemporanea i media siano divenuti dei partner onnipresenti che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni producendo effetti di varia natura. Come per ogni buona innovazione tecnologica che si rispetti però tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa. Certamente strumenti come la radio o la tv hanno contribuito a svecchiare taluni aspetti della cultura, fungendo quindi da potenti vettori di sviluppo ed integrazione, di conoscenza e cosmopolitismo. Potere della comunicazione che, almeno negli intenti, dovrebbe servire da collante tra le molteplici differenziazioni culturali, religiose o sociali. A tutto vantaggio delle nostre vite quotidiane, nonché delle nostre capacità e competenze comunicative-relazionali. Nella convinzione che gran parte del nostro benessere psico-fisico derivi proprio dalla buona qualità dei rapporti interpersonali. Ma torniamo ai media. Il problema è capire se l’usufrutto di prodotti mediatici possa avere effetti negativi o positivi. E’ molto probabile che una risposta univoca non esista. Si è visto come essi possano contribuire a creare un modello di società più libero e democratico, a sviluppare le nostre competenze emotive. Tuttavia, come ogni medicina, presentano effetti collaterali che possono essere più o meno nocivi per la nostra salute psico-fisica. Questo perché molto spesso i media vengono ancora utilizzati come strumenti di persuasione e costruzione sociale della realtà in grado di influenzare comportamenti e consapevolezze. E ciò risulta particolarmente evidente, ad esempio, durante le varie campagne elettorali, allorché, si può dire, vengono messi in piedi veri e propri team di pubblicitari ed esperti della comunicazione pronti a tutto per strappare voti attraverso efficaci e persuasive campagne informazionali. Discorso a parte va poi fatto per la possibilità che, come afferma il professor Enrico Cheli, certi gruppi hanno di esprimere con più forza e frequenza di altri gruppi le proprie opinioni, creando nel pubblico… una percezione del clima d’opinione non corrispondente al vero. In questo modo i media hanno la capacità definire e proporre come diffusa, condivisa, maggioritaria una certa opinione. Senza parlare poi del grande effetto omologante che soprattutto la tv genera nei costumi e nelle abitudini quotidiane. Tuttavia sarebbe davvero ingiusto demonizzare i media e inquadrarli in un’ottica esclusivamente negativa. Per tali e numerosissime altre motivazioni si percepisce però non solo l’enorme potere assunto da questi ultimi, ma anche la necessità di un uso consapevole e critico. Il che vuol dire prima di tutto capire cosa ci spinge ad avvicinarci ad essi e se tale bisogno sia reale oppure frutto di costanti condizionamenti. Questo il primo, e forse più importante, gradino di una scala che dovrebbe poi portare all’analisi critica e ad un consumo certo più consapevole e meno dannoso. Per far sì che davvero i media possano essere un occasione di sana crescita e sviluppo. Anche se ancora non si capisce perché dietro tali strumenti, che almeno in teoria dovrebbero essere culturali, si nascondino loschi interessi di potere ed economici che a volte limitano e sviano il suddetto cammino. Ma questo è già un altro discorso.
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