Il ritorno dei vecchi leoni del rock
Per la serie a volte ritornano. Roger Waters, Pete Townshend, Bob Dylan, Joe Cocker: sono i vecchi leoni del rock, che ne hanno fatto la storia, che hanno raccolto e radunato migliaia di fans in quei concerti e con quella musica che avevano un certo che di rivoluzionario. E di immortale. Erano gli anni sessanta. Era il tempo in cui Dylan sconvolgeva le giovani generazioni con Masters of War e Like a rolling stone. Erano gli anni in cui Mick Jagger e Keith Richard intonavano le note di Satisfaction. Era il rock. E’ il rock: a distanza di quarant’anni eccoli lì, ancora vivi e vegeti, con qualche capello in meno, con timbri vocali magari non più possenti e viscerali come un tempo. Ma l’energia e la voglia di far musica, quella vera, no, non è mai scomparsa. E allora eccoli lì, ancora una volta in cima alle classifiche, in giro per il mondo a portare il loro messaggio. E perché no a riproporre l’incoscienza e la purezza di una musica che, a differenza di quanto accade oggi, non aveva proprio niente a che fare con il marketing e derivati vari. Questo la dice lunga sul perché il rock oggi non abbia più idoli da proporre e, ancor più, musiche e testi da ascoltare. E allora non ci resta che cullarci delle vecchie certezze che trasmettono ancora emozioni all’ennesima potenza. Quelle che ti lacerano l’anima, ti sconvolgono, ti aprono il cuore con la stessa facilità con cui il coltello penetra nel burro. Ben tornati agli over sessanta. A chi come gli Who, dopo ventiquattro anni, ripropone un nuovo album, "Endlesswire". Ben diciannove canzoni che, anche senza Moon e Entwistle, riprendono appieno i vecchi sentieri calcati dalla band inglese. E ritornano anche i Black Sabbath, gruppo tra i maggiori esponenti dell’Heavy rock inglese. "Heaven and hell", il nuovo album, vede l’assenza del vocalist storico Ozzie Osbourne, datosi ormai alla carriera televisiva. Al suo posto Ronnie James Dio. E ci riprova, a distanza di quattro anni da "Real Gone", anche quel genio di Tom Waits. "Orphans" è un triplo, composto da Brawlers, Bawlers e Bastrads: cinquantaquattro brani di cui trenta sono nuove incisioni, per un totali di oltre tre ore di musica. Ben tornati allora ai vecchi leoni del rock, che continuano a ruggire, affamati di musica, pronti a stupire, a cancellare quel senso di nostalgia che ci stava invadendo e che era stato reso ancor più tagliente dalla vacuità di certa musica contemporanea.
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