San Benedetto del Tronto, 01 aprile ’08 - In merito all’articolo dal titolo: “La Polemica-Triage e attese, l’appello degli utenti: chi decide le priorità e con quali criteri?”, pubblicato su Il Resto del Carlino del 28 marzo ‘08, l'Ufficio Stampa e Comunicazione dell'ASUR-ZT12 precisa quanto segue.
L’Infermiere Professionale addetto al triage, cioè alla valutazione iniziale di un paziente con attribuzione del codice di priorità, è un professionista appositamente formato attraverso corsi dedicati e con anni di esperienza di Pronto Soccorso, capace, cioè, di gestire situazioni spesso tutt’altro che semplici. L’attribuzione di un codice di priorità, non avviene sulla base di un’impressione iniziale soggettiva dell’operatore, ma sul rilievo di precisi criteri di probabilità di “eventi avversi” nel breve periodo, ipotizzabili in considerazione di determinati sintomi o segni “guida” alla presentazione. In questo processo, non sempre semplice ed immediato, l’infermiere si avvale di protocolli internazionali validati, sempre disponibili e consultabili nella postazione di triage, allo scopo di evitare, per quanto possibile, margini di errore o contestazione. E’ altresì evidente, che per il buon funzionamento dell’intero Servizio, l’attribuzione di un codice, specialmente ad elevata priorità (giallo o rosso), e a maggior ragione nelle situazioni di sovraffollamento (come nella giornata del 27 marzo), non possa tener conto delle considerazioni soggettive del singolo utente. Si ricorda che i codici ad elevata priorità (giallo e rosso) sono attribuiti sulla base del rilievo della compromissione di almeno un parametro vitale, o di una funzione d’organo, mentre i codici verdi rappresentano urgenze “differibili” (da posticipare, dunque, alla risoluzione di casi più gravi e alla visita degli altri codici verdi secondo la lista di arrivo al triage, il che può assumere la dimensione temporale di alcune ore nei migliori Dipartimenti di Emergenza del mondo). Tra le tante, difficili, mansioni dell’infermiere di triage vi è anche quella di gestire la sala d’attesa in collaborazione con le sale di visita: alcuni codici verdi, per esempio, possono essere visitati prima di altri, in deroga all’ordine di arrivo, sulla base di precisi criteri (possibilità di accedere a determinati servizi solamente in determinati orari; possibilità di gestione rapida, regolata da protocolli interni, di determinate patologie - paziente pediatrico - donne gravide - grandi anziani - dolore insopportabile - paziente psicotico ecc.) Questa procedura, di grande rilievo nella organizzazione quotidiana di un PS, può ingenerare in alcuni pazienti in attesa l’erronea convinzione di aver subito un torto. Pur tenendo conto di tutto questo, non v’è dubbio del fatto che un margine di miglioramento sia possibile in ogni contesto organizzativo, e che molto di positivo potrà derivare dalla ristrutturazione dei locali e delle sale d’attesa del Pronto Soccorso, nonché dalla possibilità di attivare un ambulatorio dedicato ai “codici leggeri” in una fascia oraria di massimo afflusso di pazienti.
Si osserva che, come risulta dalla documentazione, il paziente descritto nell’articolo (73 anni), si presentava al Pronto Soccorso per ferita superficiale (e non quindi “profonda” come descritto dal giornalista) di un arto secondaria a morso di animale. Per quanto riguarda le ferite in generale, va sottolineato come costituiscano criteri di priorità di trattamento la presenza di ampia perdita di sostanza o di danno vascolare, tendineo o nervoso, o la necessità di toelette chirurgica per la presenza di ampie parti necrotiche o corpi estranei. Non risulta che alcuno di questi fattori sussistesse al momento della valutazione del paziente, mentre va osservato, come il sanguinamento da lesione capillare, per quanto apparentemente abbondante, non costituisca elemento di particolare emergenza in una ferita superficiale recente. Il paziente è stato comunque sottoposto a tamponamento iniziale della ferita già al triage (come risulta dalla Scheda di Triage alla voce “interventi di triage”: medicazione).
La ferita da morso di animale può rendere consigliabile un richiamo di vaccinazione antitetanica ed eventualmente la somministrazione di immunoglobuline specifiche, da effettuare appena possibile, ma comunque in un tempo compreso tra le 36 e le 48 ore, allo scopo di evitare un unico pericoloso evento: il tetano, purchè il paziente non sia regolarmente vaccinato e, soprattutto, accetti la manovra.
Dal referto di Pronto Soccorso relativo alla pratica del paziente in oggetto si evince che lo stesso si presentava al triage alle ore 14.27 del 27.03.2008, ed entrava in ambulatorio alle ore 16.52 dello stesso giorno, quindi solamente dopo 2 ore e 25 minuti di attesa in un pomeriggio di alto afflusso al PS. Nelle note si legge che: “Il paziente si rifiuta di accomodarsi sul lettino delle medicazioni, contestando violentemente i tempi d’attesa ed i criteri di priorità d’ingresso. Si allontana contro il parere dei santitari”.