Prodi Vs. Berlusconi, primo round: inutile propaganda
Il dibattito è una noia mortale, dopo cinque minuti si ha già voglia di spegnere la tv e mandare entrambi i candidati a quel paese. Bastano le prime risposte per avere un’idea di come sarà la restante ora e mezza. Berlusconi che ruba secondi ogni volta che può, che scrive e sottolinea compulsamene i fogli che ha in mano, che come in un gioco di specchi rivolta contro l’avversario le tegole che gli cadono sul capo. Prodi che sembra un boccolotto, non reagisce, si lascia calpestare: neanche l’ombra dell’atteggiamento sornione dei dibattiti del ’96, oggi il professore pare narcotizzato. Berlusconi sembra il leader dell’opposizione, attacca a testa bassa e si incaponisce sui danni fatti dai governi di sinistra che l’hanno preceduto. Prodi ci mette più di mezzora a svegliarsi ma, proprio mentre il medico di studio sta per entrare a prendergli la pressione, ce la fa, si rialza e tenta di difendersi. Berlusconi vorrebbe farla ancora da padrone, ma il suo chiacchiericcio da televendita ha già rotto i tre quarti abbondanti dell’umana sopportazione. Le chiacchiere sono inutili, i contenuti stanno a zero, sterile e indisponente propaganda.
Prodi: Quando eravamo al governo, noi le imposte le facevamo pagare. E’ necessario ripristinare un’etica del dovere per tutti i cittadini italiani. Berlusconi: Abbiamo messo in atto sistemi concreti per evitare l’evasione.
Berlusconi: L’incursione dell’euro nei bilanci familiari ha prodotto l’aumento dei prezzi. L’euro è stato introdotto troppo in fretta, non si è fatto in tempo a prendere le dovute precauzioni. Ancora oggi molti italiani ragionano in lire. Prodi: Gli altri Paesi non hanno avuto sbalzi dei prezzi come i nostri e non sono rimasti inattivi come noi.
Prodi: Un Paese decente deve controllare la spesa pubblica. Berlusconi: Quando siamo andati al governo abbiamo trovato un buco di 37000 miliardi. Siamo andati in deficit a causa dei conti della sinistra.
Prodi esce alla distanza, Berlusconi scrive sempre più nervoso sui suoi fogli. Entrambi eludono le domande, scansano giustamente la politica estera, si scannano il giusto sul conflitto d’interessi e si spengono sull’Italia lumaca e sulle donne al governo. Lo spettacolo è di infima bassezza. Prodi: L’insegnamento della tecnologia è stato messo in secondo piano, tanto è vero che stanno chiudendo tutte le scuole tecniche, che sono la base della nostra industria. Berlusconi: Abbiamo creato il Liceo Tecnologico.
Berlusconi: Siamo il Paese in Europa con meno immigrati. Il governo ha ridotto l’immigrazione clandestina del 51%. Prodi: Non so proprio dove Berlusconi viva. Quella che il governo ha approvato è una legge che favorisce l’arrivo degli clandestini, che vengono poi regolarizzati.
Berlusconi: Abbiamo abolito la leva. Prodi: La leva l’ha abolita il governo D’Alema.
Prodi è uno che si può guardare indietro soddisfatto, beato lui: Ho fatto il Presidente del Consiglio, ho fatto il Presidente della Commissione Europea, non voglio più niente dalla vita. Se sono qui è per fare le riforme che servono a questo Paese, occorre qualcuno che in modo disinteressato e forte dia di nuovo dignità all’Italia. Berlusconi critica le modalità con cui si è svolto il confronto: E’ molto difficile affrontare un incontro come questo. Non c’è stato modo di spiegare bene qual è il nostro programma. Il Presidente non si è accorto forse che ha impiegato il 90% del suo tempo a disposizione per dare del bugiardo all’avversario e per criticare la sinistra. Nel 10% residuo ha fortunatamente contribuito all’ilarità dello spettatore con due chicche: il lapsus freudiano sulla riforma della scuola, che ci viene ammirata e criticata… ops, apprezzata in tutta Europa, e una delle sue irresistibili barzellette: Il governo ha dato una mano alle famiglie più disagiate. Di fronte a una tale faccia di bronzo e fondotinta, Prodi si guadagna gli applausi finali, al di là dei propri meriti, se proprio allo scadere promette agli italiani solidarietà e serietà, basta dargli il voticino, tutti insieme, dobbiamo mobilitarci tutti insieme, dobbiamo far riprendere il Paese, l’Italia ce la può fare, le energie ci sono, porteremo tanta felicità. Ma ci fa o ci è?
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