Per ricordare e riflettere
di Gloria Lattanzi* 5 Dicembre 2008: esattamente un anno fa, sette operai della ThyssenKrupp a Torino morirono a causa di un incendio divampato nel loro reparto. SICUREZZA: insieme delle condizioni esteriori che consentono di vivere o di esistere e durare al riparo da pericoli, in uno stato di tranquillità e di operoso esercizio delle proprie funzioni e attività. Sul dizionario è il significato attribuito a questa parola. Ma gli è attribuito ormai solo sulla carta, perchè nella realtà tale termine se si sente, è esclusivamente quando in seguito alla sua mancanza, è successo qualcosa. Dalle strade al lavoro, l'unico dato che può constatarsi è proprio la sua, sempre più comune, assenza. Un anno fa a Torino, perdevano la vita sette operai della ThyssenKrupp. A Gennaio inizierà il processo pubblico contro coloro che sono indicati come responsabili. Nel reparto di ricottura e decapaggio Apl5, si è consumata la tragedia che ha visto morire tra le fiamme Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi. Per un incendio scoppiato a causa dell'olio bollente, i sette lavoratori sono stati investiti dal fuoco e sono stati assolutamente incapaci di salvarsi. A prescindere dalle condizioni degli impianti, e le misure di sicurezza, non funzionavano nemmeno gli estintori. Per queste vittime il procuratore non sta tentando di ascrivere una semplice "colpa", bensì sta accusando l'amministratore delegato della multinazionale tedesca in Italia, Herald Espenhahn, di omicidio volontario e gli altri cinque indagati, di omicidio colposo plurimo. "Cagionava la morte omettendo di adottare tecniche organizzative di protezione sulla linea cinque", queste le parole del giudice per l'udienza preliminare Gianfrotta nell'accusare Espenhahn. L'auspicio dei familiari delle vittime, come quello di tutti noi, è quello che queste persone paghino per i loro errori, e ciò sicuramente avverrà anche grazie alla tenacia, alla competenza e alla preparazione del procuratore aggiunto Guariniello, il quale assieme ai colleghi ha raccolto prove su prove, imbastendo il caso come si fa per i reati di omicidio classico, terrorismo, associazioni mafiose. Per la prima volta, un episodio appartenente alla rinomata e vastissima casistica delle morti bianche, è stato equiparato ai casi più gravi di reato, con l'elemento della volontarietà che segna sicuramente la storia della giurisprudenza italiana. Perchè la assoluta assenza di un comunissimo certificato di prevenzione incendi in stabilimenti come quello della Thyssen, in cui ci sono macchinari che lavorano l'acciaio a temperature superiori ai mille gradi , non può passare come un semplice atto di negligenza, come un'imperizia, o mancanza di diligenza media. La responsabilità dell'azienda però non è la sola, forse anche altri soggetti dovrebbero accollarsela, sebbene di tipo diverso. Dov'erano prima di quella notte i sindacati,che nel Giugno 2007 quando la multinazionale voleva chiudere lo stabilimento di Torino,lottando per evitare il licenziamento dei dipendenti, assicuravano la loro vigilanza sulla sicurezza degli impianti? Sempre i primi a scendere in piazza, a fare politica, quando si è trattato di valutare effettivamente le condizioni aberranti in cui questi operai svolgevano le loro mansioni, dov'erano? Non saranno presenti nemmeno al corteo di domani a Torino, organizzato dall' Associazione Onlus "LEGAMI D'ACCIAIO" e dalla Rete nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Questa iniziativa, hanno asserito gli organizzatori, deve diventare una commemorazione non solo per i sette operai della Thyssen, ma per tutte le mille persone e più, che ogni anno perdono la vita sul posto di lavoro. Perdono la vita mentre stanno cercando di guadagnare ciò che serve loro per andare avanti. In Europa, le morti sul lavoro hanno subito un decremento quasi del 30% negli ultimi anni, mentre in Italia solo del 25%. Naturalmente in questi dati non sono conteggiati gli incidenti avvenuti per chi lavora in nero. Il punto è che solo a cose fatte si interviene, solo quando si alza un grido dalla moltitudine di operai, gente comune, pubbliche autorità che allora i nostri rappresentanti al governo decidono di fare qualcosa. Come adottare il decreto legislativo 81/2008 in attuazione dell'art.1 della legge 3 Agosto 2007 n.123. In questo testo viene creata la figura del Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza, in cui se ne definiscono poteri e limiti di agibilità. A questa catena perversa di vittime e incidenti, si deve porre fine. Vi si deve porre fine affinché quando si accenda la televisione non si debba più assistere a servizi in cui l'ennesimo lavoratore ha perso la vita mentre si trovava nell'esercizio delle sue funzioni. Le morti bianche non sono un effetto normale, l'avversarsi di un rischio considerato comune, delle tante attività in cui sono impegnati operai, braccianti, muratori, manovali. Sono eventi legati da un nesso di causalità con determinati comportamenti. Ma ora non ci si deve accontentare più, a tragedia avvenuta, di trovare i colpevoli, gli autori di questi comportamenti e sanzionarli, si deve lottare per una prevenzione corretta ed efficace. A questo scopo serve mantener vivo il ricordo di quei sette operai. Solo così onoreremo la loro memoria.
|