di Sibilla
ARGOMENTO DELLA SETTIMANA: DIRITTI UMANI
Ricordo i fatti.
La Fiera del libro di Torino aveva in prima battuta designato l'Egitto come invitato d'onore, poi si è cambiata opinione e scelto di celebrare Israele.
Da ciò è nato un movimento, avviato da partiti politici, personalità e associazioni che militano per i diritti dei palestinesi, che chiede di cambiare l'invitato d'onore della Fiera, poiché, ai loro occhi, è indecente celebrare uno Stato – facendone un « invitato d'onore » - quando il suo governo non rispetta minimamente i diritti umani e umilia quotidianamente il popolo palestinese.
Davanti al rifiuto dei responsabili della Fiera di Torino, il movimento ha invitato gli scrittori e il pubblico a boicottarla.
Il poeta israeliano Aaron Shabtaï ha dichiarato di voler boicottare a titolo personale « sia la Fiera del Libro di Torino, che il Salon du Livre di Parigi, non unendosi alla delegazione del suo Paese ».
E precisa : ”Non penso che uno Stato che mantiene un'occupazione, commettendo quotidianamente crimini contro i civili, meriti di essere invitato a un qualunque evento culturale. Questo è anti-culturale ; è un atto barbaro cinicamente camuffato da cultura. Ciò manifesta un sostegno a Israele che appoggia l'occupazione. Ed io non intendo parteciparvi.”
Oggi Aldo Grasso sul Corriere della sera lancia un appello a Serena Dandini e Fabio Fazio:
Raitre si distingue per essere una rete ancora attenta ai problemi della cultura ma anche alle Buone Cause, al politicamente corretto, al dialogo, al diritto d'espressione, alla supremazia dei Valori; proprio per questo si ritiene l'ultimo avamposto della tv intelligente e della sinistra progressista. Ecco, sarebbe bello se voi, i conduttori più prestigiosi, buttati al vento gli alibi semantici, senza tante ipocrisie, magari sfidando un po' di impopolarità, ci diceste se gli scrittori d'Israele sono o non sono degni di essere invitati in Italia a una manifestazione di libri.
Rispondo a questo appello usando un articolo di Gianni Vattimo pubblicato sulla Stampa il 4 febbraio 2008:
Perchè boicotto Israele
di Gianni Vattimo
Confesso: sono uno dei pochissimi che finora hanno firmato un appello per il boicottaggio dell'invito di Israele come ospite d'onore alla prossima Fiera del Libro di Torino. Se tutti i grandi giornali italiani fanno a gara nel deprecare questo boicottaggio, vuol dire che la minaccia dell'antisemitismo non è poi così incombente. Ma non di questo credo si debba discutere. L'invito a Israele - che, a quanto ne so ma forse sbaglio, ha sostituito improvvisamente quello che era già stato avviato per avere ospite quest'anno l'Egitto - è oggetto di un boicottaggio politico, perché politica è l'iniziativa della Fiera. Chi ci accusa, noi boicottatori, di voler «imbavagliare» gli scrittori israeliani, o è in mala fede o non sa quel che si dice.
Sono argomenti terribilmente simili a quelli usati nella recente polemica sull'invito al Papa a tenere la lezione magistrale alla Sapienza di Roma: anche qui sarebbe in gioco la libertà di parola, il valore supremo della cultura, il dovere del dialogo. Dialogo? Nel caso della Sapienza, si sa che razza di dialogo era previsto. Il Papa sarebbe stato ricevuto come il grande capo di uno Stato e di una confessione religiosa, in pompa magna, così magna che persino la semplice possibilità di una manifestazione di pochi studenti contestatori a molte centinaia di metri di distanza lo ha fatto desistere dal proposito. Questo caso di Israele alla Fiera è lo stesso.
Chi boicotta non vuole affatto impedire agli scrittori israeliani di parlare ed essere ascoltati. Non vuole che essi vengano come rappresentanti ufficiali di uno Stato che celebra i suoi sessant'anni di vita festeggiando l'anniversario con il blocco di Gaza, la riduzione dei palestinesi in una miriade di zone isolate le une dalle altre (per le quali si è giustamente adoperato il termine di bantustan nel triste ricordo dell'apartheid sudafricana), una politica di continua espansione delle colonie che può solo comprendersi come un vero e proprio processo di pulizia etnica. E' questo Stato, non la grande cultura ebraica di ieri e di oggi (Picchioni e Ferrero hanno forse pensato di invitare alla Fiera Noam Chomsky o Edgar Morin?) che la Fiera si propone di presentare solennemente ai suoi visitatori, offrendogli un palcoscenico chiaramente propagandistico, certamente concordato con il governo Olmert (che del resto sta offrendo lo stesso «pacchetto» anche alla Fiera del libro di Parigi, due mesi prima che a Torino).
Nei tanti articoli che ci sommergono con deprecazioni e lezioni moralistiche sul dialogo (andate a parlarne a Gaza e nei territori occupati!) e la libertà della cultura, non manca mai, e questo è forse l'aspetto più vergognoso e francamente scandaloso, il richiamo all'Olocausto. Vergogna a chi (magari anche essendo ebreo, come quelli che si riuniscono nell'associazione «Ebrei contro l'occupazione») rifiuta di accettare la politica aggressiva e razzista dei governi di Israele. Chi boicotta la Fiera di Torino boicotta «gli ebrei» (PG Battista) e dimentica (idem) i rastrellamenti nazisti e lo sterminio nei campi. Uno studioso ebreo americano, Norman G. Finkelstein, ha scritto su questo vergognoso sfruttamento della Shoah un libro intitolato significativamente L'industria dell'Olocausto (in italiano nella Bur). Proprio il rispetto per le vittime di quello sterminio dovrebbe vietare di utilizzarne la memoria per giustificare l'attuale politica israeliana di liquidazione dei palestinesi. Nessuno dei «boicottatori» nega il diritto di Israele all'esistenza. Un diritto sancito dalla comunità internazionale nel 1948; proprio da quell'Onu di cui Israele, negli anni, non ha fatto che disattendere con arroganza i richiami e le delibere.
Sibilla
(da www.controcorrentesatirica.com)
A proposito del vostro articolo sul boicottaggio alla Fiera del libro di Torino, vedi qui di seguito il perché.
Cosa voglione questi Ebrei? Ma é chiarissimo! Basta rileggere la storia!
Grazie, ha ragioe su tutto. Un saluto G. Vattimo
Il 3 maggio 2008 17.57, <marcello scipi > ha scritto:
Gentile Dott. Vattimo
Ho seguito la trasmissione del " buon " Lerner, si fa per dire, che si dimentica di essere di sinistra quando gli sbandierati ideali della sinistra entrano in contrasto con il suo malcelato sionismo.
Ho apprezzato il punto di vista da lei espresso con estrema lucidità ed onestà di pensiero.
Purtroppo in trasmissioni controllate da Ebrei l'esposizione storica dei fatti d'Israele e del Problema Palestinese, viene spezzettata, inframmezzata con salti temporali, distratta e diluita da molteplici interventi, troppo spesso volutamente fuori tema, sempre miranti però alla sottintesa dimostrazione dell'assurdo teorema " poiché abbiamo subito la shoà, siamo autorizzati al genocidio dei Palestinesi!.
Breve sintesi questa mia, lo so, ma è chiaramente provocatoria, autorizzata dalla pervicacia dell'azione sionista.
Molte cose sono state tralasciate, a mio avviso, ne cito due fondamentali, una relativa all'inizio del Problema Palestinese, ed una riguardante gli ultimi fatti:
1) Il Problema Palestinese data dal 1919, (politique du foyer di Lord Balfour), e non dal 1947 (data dell'unilaterale proclamazione dello Stato d'Israele).
2) Il muro non è per fini di sicurezza, ma per isolare la West Bank ed annettersela, lo stesso vale per Gerusalemme, cosa che ha preoccupato il Pontefice, che è volato in USA, dove vengono prese le decisioni; così come si preoccupò il suo predecessore per le dichiarazioni di Balfour, (vedi corrispondenza Gasparri con Governo inglese dopo le decisioni Versailles e Sanremo).
3) A queste due sarebbe opportuno aggiungere la differenza tra sionismo storico e sionismo reale.
Anche lei avrà notato la politica quasi arrendevole, se non arresa, dei Palestinesi intervenuti, un low profile, spero strategico, disperatamente avvinto al convincimento che forse paghi di più restare aderenti alle risoluzioni ONU sulla " Necessità di due Stati " che gli Ebrei vedono da 99 anni come il fumo negli occhi.
Per cui, per salvare la verità storica, restiamo solo noi indipendenti!
Prima di affrontare l'argomento del Problema Palestinese, in contraddittorio, sarebbe opportuno centrarlo, inaudita altera pars, nella sua cronologica dimensione storica, possibilmente in una trasmissione illustrativa di ciò per chi non conosce questi fatti storici, e solo poi aprire il contraddittorio sui fatti specifici; altrimenti sarà sempre vittima di una trattazione confusa e strumentalizzabile, sull'emotività in primis, di un fatto la shoà, indegno certamente, ma ormai strumentalizzato da quel sionismo reale, che gli stessi Ebrei, non più solo l'elite culturale, condannano in Israele.
Un fatto é certo che ciò che stanno perpetrando gli Ebrei a danno dei Palestinesi é orrendo ed infame, e, mi duole per loro, non può non lasciar pensare ad un ennesimo Esodo, come contrappasso!
Cordialmente
marcello scipi