AngellottiAppunti: verso un nuovo 68?
Le violenze di questi giorni nell'ambito scolastico sembrano riportarci al lontano ‘68. Gli ingredienti ci sono tutti. In primis una guerra lontana ed incomprensibile (allora il Vietnam, oggi l'Afganistan). In secondo luogo un profondo malessere sociale ed economico che, oggi come allora, spinge i giovani senza futuro a ribellarsi. Ed, ancora, un Governo che, con la linea della fermezza, non fa altro che infiammare ancora di più gli animi. E, infine, in entrambi i periodi, una sinistra “ufficiale” incapace di controllare la Piazza e di convogliare “politicamente” la rivolta dei giovani. In proposito, tutti ricordano la fuga di Luciano Lama dall'Università di Roma di fronte agli autonomi del 77. Ecco, la sinistra burocratica non è più capace di vendere chiacchiere ad un popolo forse ancora ignorante ma, di sicuro, meno ingenuo. D'altro canto la estinzione in Parlamento di Verdi e di Rifondazione ha lasciato orfani migliaia di militanti di nessun peso alle urne, ma numericamente sufficienti a far scoppiare disordini. Il Vico parlava di corsi e ricorsi storici. Jules Verne intitolò un suo libro “L’eterno Adamo”. Può succedere che un risultato sia simile a quello già verificatosi in passato. Ma i fattori non saranno mai gli stessi, anche se somiglianti. Ed allora non c'è da temere (o sperare) una nuova contestazione, quanto una serie connessa di episodi marginali. Tali episodi però diventano pericolosi se la mano pesante delle Forze dell'Ordine e l'eco rimbombante dei mass-media esacerbano la tensione. D'altro canto dove è più l’U.R.S.S. Di sicuro i nuovi contestatori non hanno, come modelli a cui ispirarsi, né Marx né Mao-tse-Tung, né Ho-Tsi-Min. E dov'è Marcuse? Ed i Beatles?
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