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“The Velvet Underground & Nico” (Tracks – No Reply; pag. 194, € 12) |
Joe Harvard “The Velvet Underground & Nico”
Se una top five hornbyiana è cosa troppo ristretta e soggettiva per dare risultati univoci, nessuno si sognerebbe di non inserire “The Velvet Underground & Nico” nella top ten degli album rock più importanti di tutti i tempi. L’esordio della band di Lou Reed e John Cale, oltre che capolavoro, è opera seminale. Pochi lo acquistarono quando, nel 1967, il disco fu pubblicato, ma chiunque abbia fatto rock da quel momento in poi ha dovuto farci i conti. Destabilizzante, inquietante e sconvolgente come il rock’n’roll dovrebbe sempre essere, “The Velvet Underground & Nico” è un disco che, nella stagione del flower power, ha letteralmente ridefinito i canoni estetici della musica rock, con il cantato straniato di Reed e i rumori apocalittici della viola di Cale a segnare la strada per i disturbi sonori che verranno, e temi come il sadomaso o l’eroina, che nessuno prima di allora aveva osato cantare in maniera così cruda, a scrivere la vera avanguardia letteraria dell’epoca. Su quei solchi hanno trovato se stesse più generazioni di band: Sonic Youth, Yo La Tengo, Pixies, Morphine, Strokes, Interpol sono solo i primi nomi che vengono in mente. Se a ciò si aggiunge l’impatto devastante di una delle copertine più iconiche di sempre e della presenza agghiacciante/ammaliante di Nico, resta davvero poco altro da spiegare sull’influenza quarantennale dell’album con la banana.
Nell’ultimo volume pubblicato da NoReply per l’ormai rodata collana Tracks, Joe Harvard racconta le origini del disco, i primi concerti dei Velvet, l’incontro con Andy Warhol, l’arrivo di Nico, il lavoro in studio, le aspirazioni e le frustrazioni di una band troppo avanti per i propri anni. Leggendo le centonovanta pagine del libro si torna indietro in un delirio metropolitano che parla di Dom e St. Mark’s Place, Greenwich Village e Lower East Side, Bob Dylan, Edie Sedgwick, Paul Morrissey e la Factory, e, anche senza metterli in sottofondo, si sentono risuonare le progressioni funeste di Re e Sol di Heroin, l’andamento ipnotico e lascivo di Venus in Furs e ogni indimenticabile secondo di All Tomorrow’s Parties.
«Per l’intero periodo di realizzazione dell’album nessuno, nessuno sembrava contento di come andavano le cose, Nico in particolare. “Voglio assomigliare a Boooob Dyyyylaaaan!”, si lamentava, turbata in quanto non ci riusciva.» (Andy Warhol) «Lou ed io… cercavamo di trovare un modo di integrare alcuni dei concetti di LaMonte Young e Andy Warhol nel rock’n’roll.» (John Cale) «Se non avessi sentito del rock’n’roll alla radio, non avrei avuto idea del fatto che c’era vita sulla terra.» (Lou Reed)
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 12 Jan 2009 alle 01:37 |
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