Homepage >> Cronaca e Attualità Homepage >> Oblò: Appunti e Spunti
Estendere l'obbligo del pensiero a tutti, proprio a tutti, gli adulti come i ragazzi |
L'obbligo del pensiero
(da ilmucchio.it)
Il gioco del Natale 2006 è puberale, adolescenziale, infantile ma non troppo: consiste nel filmarsi in atteggiamenti osceni o ammiccanti e vendere poi i filmetti, oppure metterli su internet a caccia di clienti, come delle escort in erba. A conferma che la tecnologia sovrumana corre troppo veloce per una società subumana ancora preda dei suoi istinti brutali e in mano ai ragazzini finisce col provocare danni irreparabili. Specie se oliata da internet, dove un adolescente può imparare tranquillamente cosa è e come lavora una escort, dalla televisione pornografica che trasforma una suburra in un'isola caraibica, una meretrice dei potenti in una prezzemolina contesa da tutti i canali, i calendari, gli spot e anche i giornali, sconcio sul quale l'Ordine dei giornalisti tace, come su tutto ciò che non riguarda le prebende dei suoi iscritti più eminenti.
Proviamo a riepilogare nel modo più semplice possibile quanto sta accadendo. In rete finisce una sequenza di quattro balordi che si accaniscono su un compagno disabile, nella sostanziale connivenza del resto della classe. Sequestrano il video, ma i controlli dimostrano una allucinante galassia di episodi di bullismo o di torture minorili, tutti ripresi coi telefonini e spediti sul web. Da qui ci si accorge che diapositive e filmati non riguardano solo i soprusi, ma anche le fanciulle in sboccio che si mostrano discinte, a pagamento o come biglietto da visita per coetanei o maggiorenni. Stupore generale, brividi, constatazione che sono forse mostruosi questi nostri figlioli cui spettano ogni diritto ma nessun obbligo, incapaci di intendere la differenza tra un martire e un aguzzino, tra un eroe civile e un criminale, ma capacissimi di intendere i feticci della modernità che li aiutano a incanaglirsi. Seguono dibattiti da forum o da bar o da salotto televisivo sul che fare, che come al solito risposta non ha. Per la semplice ragione che tutti la conoscono ma nessuno si sente di pronunciarla: “pensare a quello che stiamo facendo”, per dirla con Annah Arendt.
Ma pensare a quello che stiamo facendo equivale a mettere in discussione l'assurdità di una koinè criminale, di un imperativo di vita per il quale aggettivi come “consumistico”, “arrivistico”, “immorale” sono tragicamente inadeguati per difetto, a bloccare la proliferazione di armi di distrazione di massa i cui primi fruitori sono proprio i ragazzini. Come a dire negare la società così come ce la siamo costruita e che oggi ci tiene in suo potere. Stritolandoci.
Pensare a quello che stiamo facendo esige di riconoscere i guasti per quelli che sono e intervenire, subito, con rimedi adeguati, drastici se e fin che occorre; perché se la situazione è quella dei babykiller, delle babygang, delle babyputtane, insomma se la società criminale degli adulti è stata completamente assorbita dai più giovani, vuol dire che tempo per cincischiare non ce n'è più.
Pensare a quello che stiamo facendo comporta l'obbligo, elementare, scontato, ma puntualmente evitato, di non voltare la testa dall'altra parte, esorcizzando responsabilità, pericoli, disastri nel solito modo: trasformandoli in spettacolo laido nazionalpopolare, in carne da televisione, dalla droga al bullismo alla violenza di massa fino alla prostituzione infantile e autogestita via telefonino, perchè “life is now”.
Pensare a ciò che facciamo vuol dire estendere l'obbligo del pensiero a tutti, proprio a tutti, gli adulti come i ragazzi, ciascuno per la sua parte; prendendo finalmente atto che non funziona, non può funzionare la bella ipocrisia per cui gli adolescenti possono, debbono essere soggetti di diritti se comperano, se consumano ma non se delinquono o se si buttano via.
Per dire: a Porto San Giorgio, nelle placide Marche, quindicimila abitanti, benessere oltre la media nazionale, si sa da anni che la sera, nello spiazzo dietro la stazioncina dei treni alcune ragazzine di tredici-quattordici anni fanno pagare cinque euro un rapporto orale. Si sa, ma si fa finta di niente. Anche se, come accade, in due si pestano sotto gli occhi di tutti perché una ha inopinatamente abbassato le tariffe, si presta per soli 3 euro.
Massimo Del Papa
|
|
Cronaca e AttualitàOblò: Appunti e Spunti |
Articolo letto 239 volte. |
il 19 Dec 2006 alle 21:46 |
|
|
|
|
|
|