Per quanto tempo resta traccia del consumo di droghe?
In riferimento all’obbligo dei test per l’accertamento di assenza di tossicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope come previsto dal del Provvedimento n. 99/CU 30/10/2007 (Gazzetta Ufficiale n. 266 del 15/11/2007) e dell’Accordo Stato/Regioni rep. atti n. 178 del 18 settembre 2008 per alcune mansioni a rischio (autisti con patente C e superiore, addetti movimentazione merci e terra, etc.), è sempre maggiore nonché legittima la curiosità dei lavoratori per quel che riguarda la tracciabilità del consumo di sostanze stupefacenti.
Durante le visite per la sorveglianza sanitaria delle suddette mansioni considerate a rischio, il lavoratore viene sottoposto a test delle urine. Le urine rappresentano il materiale biologico più utilizzato e convalidato per i procedimenti medico-legali. La possibilità di smascherare in laboratorio una condizione di tossicodipendenza o semplicemente di uso di sostanze stupefacenti dipende dunque dai metaboliti presenti nelle urne del lavoratore.
Dai primi dati, risulta che la maggior parte dei lavoratori risultati positivi ai test delle urine mostrano una positività ai cannabinoidi. Non è un caso. Pur essendo i cannabionidi, e cioè hashish e marijuana, le sostanze più leggere e meno alteranti tra quelle analizzate, sono anche quelle che restano in circolo per più tempo. I cannabinoidi infatti possono essere rintracciabili nelle urine per un periodo anche molto lungo. In casi di consumo cronico, hashish e marijuana possono trovarsi nelle urine anche a distanza di un mese.
Restano in circolo per un periodo più breve, invece, le altre sostanze stupefacenti. La cocaina è rintracciabile nelle urine per 2-4 giorni. Gli oppiacei (eroina, morfina e gli altri derivati dall’oppio) sono rintracciabili nelle urine per 1-2 giorni. Le anfetamine restano nelle urine per 2-4 giorni.
Chiaramente, questi dati sono generali e, caso per caso, la traccia del consumo di sostanze può avere tempi molto diversi.
E’ doveroso riferire al medico, prima del test delle urine, l’eventuale uso di qualsiasi farmaco. Molti sono infatti i medicinali che possono mimare i metaboliti delle droghe e dunque generare false positività.
La questione è molto delicata. Si ricorda che l’Accordo Stato/Regioni prevede un’inidoineità al lavoro della durata di sei mesi per i lavoratori risultati positivi ai test. Tale positività comporta altresì l’automatico invio al SERT di competenza e la segnalazione all’ufficio patenti.
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