Barak Obama: Presidente americano, uomo dell’anno e marito perfetto
di Barbara Poli
Spesso ci si chiede come certe persone, da una vita normale e senza pretese, siano arrivate a diventare dei veri e propri leader indiscussi. E’ il caso di Barak Obama, sconosciuto alla maggior parte della popolazione mondiale fino a 2 anni fa, ma ora diventato l’uomo più famoso del mondo. Leader indiscusso, padre premuroso e da qualche giorno anche “person of the year”. Quali sono i segreti di questo successo? Non è una novità che il Times assegni il riconoscimento di “persona dell’anno” a un presidente americano: era già successo con Gorge W. Bush, Bill Clinton, Jimmy Carter, Lyndon Baines Johnson e Richard Nixon, ma quest’anno il nome Barak Obama associato a quello di “person of the year” significa altro. E’ il segno di una svolta epocale, di un cambiamento destinato a protarsi nel tempo, di una piccola rivoluzione che prende corpo. Il presidente neoeletto e conosciuto anche negli angoli più bui del pianeta è stato scelto dalla rivista americana «per aver avuto la fiducia necessaria per tracciare un futuro ambizioso in un momento cupo» come quello che stiamo vivendo. Dopo la scorsa elezione di Vladimir Putin come uomo dell’anno 2008, Obama si è aggiudicato la copertina del Time per il 2009 distanziando la concorrenza (il Presidente francese Nicolas Sarkozy, Henry Paulson, Sarah Palin e il regista cinese Zhang Yimou) di parecchi punti. Delusi dunque i sostenitori degli altri concorrenti anche se, come dichiarato dal Time, il risultato era abbastanza prevedibile. Come da routine, il neoeletto ha dichiarato all’intervista fattagli dal Time che “Se l’America riuscirà a fare le scelte giuste, la crisi economica verrà contenuta nel corso del 2009 e la ripresa potrà cominciare nel 2010”. Ma a cosa è dovuto tutto questo successo? Sicuramente Obama è stato in grado, e non è per dire, di conquistare il mondo intero, di sollecitare animi, di dare sicurezze e infondere speranze, anche in un clima come questo. Ma è soprattutto il formidabile messaggio di cambiamento e pacificazione che Obama ha diffuso in un Paese lacerato da sette anni di Presidenza Bush e da una logorante guerra in Iraq, che sembra essere senza fine a rappresentare il vero punto di forza del giovane senatore nato alle Hawaii. Anche se, probabilmente, una parte del suo successo è indubbiamente il risultato di un prodotto mediatico con ben pochi precedenti, che ha portato ha un ritrovato entusiasmo per la politica. Sì perché Obama ha guardato al passato e ha scelto la tattica della fidelizzazione delle masse, del contatto con il popolo, delle orazioni in piazza, della genuinità (architettata alla perfezione, ma vera) di un uomo umile straziato prima dalla separazione dei suoi genitori, e poi dalla morte di entrambi. Fin dall’inizio Obama ha tracciato una linea politica semplice ed elementare, a portata di popolo, con un progetto di risanamento basato su tre punti di immediata comprensione: primo, sgravi fiscali di 3.000 dollari alle aziende per ogni posto di lavoro creato nei prossimi due anni, con lo scopo implicito di incentivare l’assunzione; secondo, , moratoria di 90 giorni per i pignoramenti, al fine di dare un po’ di ossigeno a tutti quegli americani che sono indietro con il pagamento delle rate del mutuo; terzo, sospensione del prelievo fiscale sugli assegni di disoccupazione. Anche in questo caso, spazio per riprendersi dalla “morte economica”. Non va dimenticato, tuttavia, il punto sopra tutti che forse ha notevolmente contribuito alla sua immagine di uomo nuovo: la sua opposizione al conflitto iracheno. Quella di Barak Obama è stata, dunque, una marcia davvero straordinaria, testimoniata anche dall’enorme afflusso di denaro a beneficio della sua causa: 32 milioni di dollari nel solo mese di Gennaio, dei quali il 90% raccolto da donazioni fatte on-line, dall’appoggio ottenuto da numerose personalità della cultura, della politica, dello spettacolo e dei media americani, anche per il fatto che il suo ingresso in politica è recentissimo. L'impegno politico di Obama è cominciato, infatti, nel 1992 anno in cui, dopo una serrata campagna elettorale, ha aiutato il presidente Bill Clinton nelle elezioni, portando un contributo elettorale di circa 100.000 voti. La sua attività a Chicago gli ha fatto da trampolino di lancio e nel 1996 Obama è stato eletto al Senato. Tra le iniziative legislative di quel periodo vi sono quelle per ottenere sgravi fiscali sul reddito per le famiglie meno abbienti, per aiutare i residenti che non potevano permettersi assicurazioni sanitarie e per promuovere la prevenzione dell'Aids. Nel 2004 si candidò come senatore al Congresso: ottenne una vittoria schiacciante con il 70% dei voti a suo favore contro il 23% dei voti del suo avversario. Ma era ancora in campagna elettorale quando trascinò l'intera Convention del partito democratico, che sceglieva quell’anno John Kerry candidato alla Casa Bianca, con un discorso che è rimasto famoso. Un articolo dell'ottobre del 2005 di una rivista britannica, il New Statesman lo definirà come "uno dei 10 personaggi che possono cambiare il mondo”, e a soli 3 anni di distanza non gli si può dar torto. Ora, la sua vera scommessa consisterà nel riuscire a canalizzare il fermento acceso dalla sua presenza sulla scena politica verso un attivismo tutto nuovo, orientato alla crescita e alla positività.
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