Slobodan Milosevic: la morte dell’ultimo anti-eroe
L’ex leader serbo Slobodan Milosevic è morto all’alba dell’11 marzo all’Aja nel carcere del TPI – Tribunale Penale Internazionale. Aveva 64 anni ed il suo corpo è stato trovato senza vita nella sua cella riverso nel letto a seguito di una morte per cause naturali. Milosevic era stato l’ultimo presidente della Jugoslavia unita ed aveva poi governato la Serbia appena costituitasi. La polizia olandese e il medico legale hanno comunque aperto un’inchiesta sulle cause della morte dell’ex presidente jugoslavo: secondo quanto si legge sul sito del Tribunale per i crimini nella ex Jugoslavia, sono già state ordinate un’autopsia e un esame tossicologico. Su di lui pesavano gravissime accuse: dal 2002 era sotto processo per crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e per il suo ruolo nelle guerre in Croazia e in Bosnia (1991 – 1995) e in Kosovo (1998 – 1999). Il processo era comunque stato interrotto a più riprese a causa delle sue condizioni di salute. Sul capo dell’ex presidente, ritenuto anche colpevole del massacro di Srebrenica che costò la vita ad oltre 8mila musulmani, pesavano in totale oltre 60 capi d’accusa. Il rappresentate dell’Unione Europea per la politica estera Javier Solana, ha così commentato la notizia della morte di Milosevic: “La morte di qualunque persona è sempre terribile, e per me è un momento particolarmente complesso, perché ho avuto una relazione molto complessa con Milosevic. Spero che politicamente questo significhi per la Serbia–Montenegro che continuerà il suo cammino, che questo dia una possibilità alla Serbia – Montenegro per guardare avanti, al futuro, e per lasciare indietro il passato”. Il ministro degli Esteri della Serbia–Montenegro, Vuk Draskovic, ha definito un “peccato” la morte di Milosevic prima del processo penale a suo carico presso il Tribunale per i crimini nella ex Jugoslavia. La moglie e i due figli di Milosevic, residenti a Mosca, sono stati informati e non hanno finora rilasciato alcuna dichiarazione in merito; recentemente Milosevic aveva chiesto di essere trasferito in una clinica moscovita per poter stare vicino alla famiglia ed essere meglio curato. Secondo le autorità dell’Aja non sussistevano le necessarie garanzie che l’ex presidente rientrasse in Olanda ed anche il procuratore capo del Tribunale internazionale dell’Aja per i crimini nell’ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, aveva puntato i piedi contro tale richiesta: “Mi sono opposta fermamente al trasferimento a Mosca di Milosevic, avendo già ottimi medici all’Aja”. Per questo il TPI aveva infine rigettato l’istanza di trasferimento del detenuto; rifiuto che ha sollevato le critiche del fratello di Milosevic, Borislav, che ritiene il Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia “pienamente responsabile” di quanto accaduto. È pur vero che la morte di un essere umano (per lo più ridotto in solitudine) è sempre un evento intriso di tristezza, ma possiamo realmente provare sensazioni di mestizia o dispiacere per un uomo che si è macchiato di tali crimini? Fino a che punto può arrivare la nostra “non indifferenza”? Se esiste una giustizia divina, sarà quella il nuovo tribunale per Slobodan Milosevic, e da essa l’ex presidente non potrà sfuggire.
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