In terra d'Africa un pezzo di... Jamaica ricorda l'imperatore Haile Selassie
Il 23 Luglio in Etiopia si è festeggiato l’anniversario della nascita, avvenuta nel 1892, di Haile Salassie, ultimo imperatore d’Etiopia dal 1930 al 1936 e, dopo l’esperienza coloniale italiana, dal 1941 al 1974. Il suo vero nome era Ras Tafari Machonnen e salì al trono il 2 novembre 1930 assumendo il titolo di negusa negast, "Re dei Re". E’ passato alla storia come Haile Selassie I (Potenza della Trinità), 225° re della Sacra Dinastia originata dal re Salomone (figlio di Davide) e dalla regina di Saba (della tribù di Giuda). Per questa sua discendenza, la Chiesa Cristiana Ortodossa d'Etiopia lo rivestì del titolo di “Leone conquistatore della tribù di Giuda ed eletto di Dio”. E’ scomparso, in circostanze misteriose, il 27 agosto 1975.
In una cittadina d’Etiopia l’anniversario è sentito in modo speciale: si tratta di Shashamene, che ospita anche un museo dedicato all’imperatore e che ha ricordato l’evento con una cerimonia religiosa e con concerti di artisti reggae e ska. Situata nella Rift Valley, a circa 250 km a sud di Addis Abeba, è crocevia di due importanti arterie stradali. In zona, LVIA (l’organizzazione per cui Francesca sta svolgendo il servizio civile, ndr) ha diversi progetti: sicurezza alimentare, approvvigionamento idrico, ecoturismo ed energie rinnovabili. In particolare, ha celebrato la ricorrenza la comunità rastafariana di Shashamene, composta soprattutto da giamaicani, la quale considera l’imperatore il “Cristo nella sua seconda venuta in maestà, gloria e potenza”, il “Messia nero” giunto sulla terra per liberare la popolazione nera, difenderne i diritti e promuovere una migliore formazione per i giovani afro-jamaicani.
Il nome Rastafarianesimo, fede religiosa di origine ebraico-cristiana, deriva appunto da Ras Tafari (in amarico "Capo da temere"), ultimo imperatore. I Rasta rifiutano l'idea del decesso fisico dell’imperatore e credono nel suo occultamento volontario agli occhi degli uomini, grazie anche ai misteri che ancora oggi avvolgono la sua scomparsa. Inoltre i Rasta chiedono che l'Africa realizzi l'unione continentale, liberandosi dalla dipendenza dei poteri stranieri, recuperando la propria identità e sviluppandosi secondo modelli politici e culturali propri. Per questo gli africani deportati, per raggiungere la pienezza di sé e fronteggiare il proprio disagio storico, devono ricordare e onorare le proprie origini. E all’idea di rimpatrio Haile Selassie I dedicò parte delle sue energie e dei suoi beni. Nel 1974, infatti, l’imperatore donò 500 acri di sua terra privata a membri della Federazione mondiale etiopica afro-americana (da lui fondata nel 1973) provenienti dalla Giamaica e dai Caraibi.
I primi giamaicani arrivarono a Shashamene nel 1955, dopo la prima visita ufficiale di Haile Salassie negli Stati Uniti dove si impegnò per il rimpatrio dei neri americani, e il loro numero aumentò progressivamente: nel 2002 si contavano oltre 200 nuclei familiari di giamaicani convinti di aver trovato in Shashamene la terra promessa. Ci sono racconti di vecchi che hanno risparmiato una vita per pagarsi il biglietto aereo. I rastafariani giungono in Etiopia aspettandosi di essere considerati come pienamente africani e di avere gli stessi diritti degli etiopi ma incontrano ostacoli perchè considerati immigrati come altri. Nonostante il paese versi in condizione di povertà, molti rastafariani sono convinti che potrebbero risollevare le sorti di Shasahmene con il duro lavoro; infatti aprono negozi e si danno da fare come carpentieri e costruttori. Perfino le spoglie di Bob Marley, la cui musica veicola il messaggio rastafariano, sono contese tra Jamaica e Shashamene.
Francesca Bernabini