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"Boxer" (Beggars Banquet, 2007) |
The National “Boxer”
Etichetta: Beggars Banquet Brani: Fake Empire / Mistaken For Strangers / Brainy / Squalor Victoria / Green Gloves / Slow Show / Apartment Story / Start A War / Guest Room / Racing Like A Pro / Ada / Gospel
L’impressione è che finché continueranno a scrivere canzoni con questa facilità e a trasmettere nelle registrazioni questa intensità, i National non potranno fare dischi brutti. “Boxer” è l’ultimo capitolo di una carriera iniziata da poco ma già adulta, solida, irrinunciabile, almeno per chi ha trovato nelle canzoni della band di Cincinnati il perfetto incrocio tra alcuni dei migliori talenti alt-rock degli ultimi venti anni. Un po’ del cantautorato dei grandi maestri (Cave), un po’ della new wave delle origini (Joy Division), un tocco di eleganza inglese (Tindersticks) e una spruzzata di spleen americano (American Music Club). Aggiungete una batteria che sprigiona fantasia e rintocca nudità freddamente calde e il cantato baritonale di Matt Berninger e otterrete la ricetta National. Quando le note di Fake Empire aprono il disco, è subito magia. Mistaken For Strangers, con reminiscenze Smiths, Green Gloves, morbosa e commovente, sono altri picchi di un disco che ha nella continuità e nell’amalgama uno dei suoi tanti punti di forza. Ha un’importanza relativa citare i singoli episodi quindi, “Boxer” è un condensato di scintillante pop-rock d’autore che, tra i tanti dischi usciti di recente, rischia di non avere rivali quanto a bellezza d’insieme. Dopo essere arrivati per l’ennesima volta stupefatti alla fine di Gospel, gioiello che chiude l’album, provate a tornare agli Interpol o agli Arcade Fire e sentirete la differenza. Rispetto ai precedenti album, le novità di “Boxer” stanno, più che nei suoni, nei testi. Sempre fascinoso e decadente, Berninger stavolta abbandona il tu a favore del voi o del loro, costruendo con delle canzoni di tre minuti una spietata critica sociale. Non ci sono pezzi come la ‘pura’ Lucky You di “Sad Songs For Dirty Lovers” o come l’insuperabile Sons And Daughters Of Soho Riots di “Alligator”, ci sono invece quasi-invettive contro il mondo giacca&cravatta di rampanti fighetti improponibili modelli della nostra società da vetrina, invettive che si fanno decise in Squalor Victoria e Racing Like A Pro, velate e sparse tra frammenti di un discorso amoroso in molti degli altri brani. A conti fatti, “Boxer” non è altro che ciò che era lecito aspettarsi dai National, l’ennesimo disco da brividi.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
Articolo letto 1135 volte. |
il 06 Aug 2007 alle 13:34 |
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