Io Nino, Maiale di Troia
L’archeologia nel piatto Io Nino 2009 Io Nino è un’idea di marchio d’area culturale, un progetto nato con l’intento di conoscere, preservare e promuovere alcuni aspetti distintivi di un’area geografica non delimitata da confini politici ma da abitudini, tradizioni e prodotti.Io Nino sollecita la ricerca e il rapporto con la propria storia ed il proprio territorio; Io Nino è soprattutto stimolo per un nuovo dialogo tra ciò che rappresenta la tradizione nella vita di tutti i giorni e la necessità di innovarsi nei linguaggi, negli oggetti e nella stessa identità. Io Nino si evolve scovando luoghi e persone, producendo momenti di documentazione storica e nuova produzione culturale. Si impara prima a mangiare e poi a parlare. Sipuò stare per lunghi periodi senza parlare, fare, vedere, leggeree scrivere ma non altrettanto senza mangiare e bere.Altresì, mangiando e bevendo non si ci nutre semplicementema pur non volendo “si impara”, assimilando quel tanto otantissimo di cultura compresa negli alimenti che non sonomai soltanto un neutro e indifferente rifornimento di energia.L’universo del cibo non va ricondotto, pertanto, ad unagenerica quanto impropria “cultura materiale” da contrapporread una virtuale “cultura spirituale”, ma più semplicementeal verbo colere, curare, da cui si dipartono in unitàcoerente di significato le parole coltura, cultura e culto.Infatti, come la lingua, la letteratura e l’arte,così anche l’alimentazione è specchio fedele dellastoria e della ricchezza del nostro Paese e parte integrantedel suo straordinario patrimonio di beni culturali.Molti alimenti sono testimoni evidenti di riti antichi.Alcuni esempi: l’olio, il pane e il vino, ovvero il nome,il corpo e il sangue di Cristo hanno il loro fondamento eriscontro nel paesaggio agrario, dominato da viti, messie ulivi, dell’Impero Romano e prima ancora in quellodi Ulisse. Il nostro paesaggio anche oggi è segnato daqueste tre essenze, già sacre a Bacco, Cerere e Minervae dalle querce care a Giove e al “Nino”. La stessa “adorazione”di Dio o degli dei deriva dall’ador, l’altro nomedel farro, il cereale antichissimo, con la cui farina mistaa sale era confezionata la salsa mola usata per cospargerele vittime sacrificali e perciò dette “immolate”.Parimenti, i nostri “crescione”, “crescia” e“crescenza” hanno la stessa radice di “crescere” e delladea Cerere. Anche il “pane quotidiano”, quello del Paternoster, è per eccellenza cibo del mondo civile perchéfrutto sofisticato del lavoro dei campi e, quindi, è culturae non natura. Il “nostro”, però, è quello con quella formalì consolidata in secoli d’uso in quell’angolo, magari piccolissimo,del nostro Paese dove siamo nati e cresciuti edabbiamo imparato a parlare e a mangiare. Forma, composizione,presenza o assenza di sale, olio, strutto o latte alsuo interno non sono frutto di gusti recenti ma, come leforme e le misure dei mattoni con cui per secoli sono statecostruite le nostre case, sono stigmati identitarie chemolto spesso hanno le loro radici nell’Italia preromana eromana. I dolci, i pani della festa, si sono conservati spessointatti per millenni attraverso la ritualità calendarialedel loro consumo. Sì che per misurare lo spessore storicoe la qualità della civiltà di un paese non c’è miglioreo più preciso termometro della ricchezza e varietà dellapropria alimentazione, autentica “cultura che nutre”.Oggi troppo spesso “l’effetto rumore” dell’offertaglobalizzata e nuove normative alimentari devastanoil fragile equilibrio di un’identità raffinata in secoli di vitacivile. Come le scialbature cancellano la storia dai vecchimuri delle case, così in quell’immenso museo a cielo apertoche è il territorio sempre meno sono i segni della memoria,mentre la sua gente è sempre più povera di identità.Pertanto Io Nino 2009, con il progetto “Archeologianel piatto”, non intende ricostruire “comemangiavano i Marchigiani all’epoca di Cesare” ma alcontrario cercare di individuare e conoscere i tanti “dinosaurinell’orto” che la tradizione ci ha trasmesso conil variegato consumo alimentare, in modo da conservarecon consapevolezza il millenario patrimonio di colture, culture e culti compreso nel “nostro pane quotidiano”. Ivo Picchiarelli Fondatore ed ideologo de “La Festa del Nino”
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