Homepage >> Recensioni Homepage >> Quelli che...
“La droga sono io” (Castelvecchi, 2007 – pag. 162; € 15) |
Salvador Dalì “La droga sono io”
Il Genio nella massima autoconsapevolezza di Genio travolge la propria epoca «di rincretinimento» e disordina col proprio ordine morale. Che il proprio ordine morale sia bizzarro e maniacale all’eccesso ci indica solo un nome: Dalì. «Dalì è una droga». Dalì è archetipo di lussurie improprie, di fustigazioni a fondo cieco. Un ego ipertrofico che trae sostentamento da glorificazioni di tutto ciò che è sé. Non riconoscerci il Genio è guardare senza vedere, leggere senza intendere, privarsi di uno o più sensi per soddisfare l’ovvio dell’attuale che si impone. Esibizione e sventolio del proprio gusto non valgono una misura in termini di pazzia. In Dalì il delirio non si arrende mai ad un minus di lucidità, delirio di consapevolezza e furia razionalissime ed estetiche.
Pensieri di un eccentrico, recita il sottotitolo di un interessante volume edito da Castelvecchi che mette a raccolta il Dalì scrittore. Non meno sconveniente e scandaloso del pittore, il Dalì versione pensieri e parole è un’esperienza vertiginosa, per lettori pronti a tutto. Scoprire che l’artista è sempre l’artista, e, anche quando vomita aforismi, resta – come ha scritto Descharnes – “l’unico pittore moderno che abbia avuto l’incarico di ritrarre Dio” è l’ultimo incanto daliniano. Nei suoi pensieri d’eccentrico c’è tutto Dalì, dall’insolenza all’erotismo. Il resto è invisibile.
«Quando osservo il cielo stellato, mi sembra piccolo. O sono io che divento più grande, o è l’Universo che si restringe. A meno che non siano le due cose insieme.»
|
Pierluigi Lucadei
|
RecensioniQuelli che... |
Articolo letto 2713 volte. |
il 27 Jan 2008 alle 13:37 |
|
|
|
|
|
|