2006-09-01 - Si presentano con “Socialismo Tascabile (prove tecniche di trasmissione)” e con un sound notevole ed originale sulle spalle gli Offlaga Disco Pax, domenica 3 settembre ad Ascoli nell’ambito della Festa di Liberazione (Giardini Colucci).
Gruppo emergente, ma sulla scena musicale italiana già da tempo consolidato con la vittoria di ambiti premi nazionali (Rockontest 2004), gli Offlaga, italianissimi nonostante il nome astruso, arrivano nella cittadina marchigiana con le migliori impressioni di un’annata d’esordio che certamente non deluderà aspettative.
Collettivo reggio-emiliano composto da due musicisti (Enrico Fontanelli e Daniele Carretti) e un paroliere (Max Collini), si ispira ad influenze varie riscontrabili soprattutto nelle sonorità new-wave di fine anni ‘70 inizio anni ‘80, con un’evidente però avanzamento verso sonorità meno pesanti e certamente più modernizzate, in larga veduta elettroniche.
Resta comunque difficile catalogare a primo impatto un suono strano, quello di questo primo album che propone in effetti un percorso musicale ispiratissimo ed eclettico, lasciando spazio a diverse interpretazioni, soprattutto nei testi che in verità sono il fulcro di questo lavoro.
Nove brani ricchi di idee che sostanzialmente stringono l’attenzione su un unico mondo, quello che non c’è più e in parte si commemora e si celebra in chiavi ironiche e drammatiche: il mondo comunista sognato negli anni ‘70 e ’80 in un piccolo paese emiliano, la rievocazione di un pensiero ormai passato e rassegnato alla sconfitta moderna. Nessuna retorica e la distanza da luoghi comuni ormai masticati e riciclati in piazza, ma solo il ricordo -se vogliamo glorioso per le intenzioni rivoluzionarie- di un’epoca semplicemente passata e schiacciata dal macino di un tempo ormai globalizzato e capitalista: “perché è inutile la protesta, è inutile parlare ancora di Che Guevara e del Chiapas e allo stesso tempo è inutile prendersela con i Mc Donald’s e le multinazionali. La rassegnazione, l’accettazione di una sconfitta, ma allo stesso tempo la dura e terribile constatazione di una società che forse non ci sta bene del tutto…”.
Canzoni come De Fonseca, Enver, Kappler e il testo ispiratore cinematografico e pluripremiato Robespierre: d’accordo o meno con le riflessioni politiche (in verità non è un messaggio pessimista, forse solo in parte più riflessivo e realista) vale la pena ascoltarli, sono bravi musicalmente, ironici ed emiliani nei testi sciolti da ogni briglia di dizione; e poi il sarcasmo su tempi migliori farebbe ridere chiunque, ottimista o rassegnato all’idea di un mondo di m….!