SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 2006-08-16 - E’ uno spettacolo di gente che canta, balla e salta al ritmo salento-jamaicano dei Sud: San Benedetto vestita di reggae e delle sfumature infuocate di chi su quattro accordi di chitarra ci mette parole che in effetti provano ad aprire gli occhi su questo mondo.
I Sud Sound System arrivano a S. Benedetto T. ( quarta data del Summer Festival) e lo fanno senza deludere aspettative: la gente c’è e si sente, il ritmo è quello giusto, quello che a ruota, ad ogni esibizione del gruppo salentino, non aspetta ad uscire fuori bruciando di musica e vitalità l’atmosfera pronta a saltare di reggae.
Le frequenze sono quelle giuste, e “steccate” musicali apparte (per la verità piuttosto frequenti ma chi se ne frega se riesce), questi sembrano davvero la faccia nuova e ormai cementata di una realtà italo-jamaicana non più canticchiata nelle dance hall delle case salentine tra amici, ma pronta ad una ribalta ben più importante: quella delle trasmissioni televisive, radiofoniche, dei festival europei, di una scena reggae italiana matura e capace di reggersi sulle proprie gambe.
Dal fenomeno di qualche anno fa, quando nelle Marche ci passavano ed avevano bisogno di presentazioni, ad oggi: ex galoppatoio pieno e ritornelli cantati da un pubblico che in verità non capendo tutto del salentino spedito, corre dietro le parole raggate di Don Rico, Papa Gianni e compagni. Lo spettacolo c’è e ancora una volta questi dal vivo rendono e tirano tanto.
Sul palco si và dai pezzi vecchi di ormai più di dieci anni come La Romanella, Me basta lu sule ed Erba Erba, a quelli ben più recenti come Sciamu a ballare, Tocca lu cielo o la stracantata Le radici ca tieni ( il comune ha per caso istituito un corso avanzato di salentino?!): insomma, una strada a percorrere le origini di questo gruppo, quelle dei suoi primi album e del loro impatto nel mondo musicale italiano con la freschezza e l’originalità dei testi, fino ad arrivare ai successi da classifica di oggi, nel fermento di una produzione discografica che ha visto anche la recente nascita di un primo Live su DVD a testimoniare proprio come in effetti sia dal vivo che il gruppo riesca a dare il meglio di sé.
Il sole del sud, la povera gente e la gioia di vivere, la corruzione e perché no la legalizzazione senza sconti per nessuno, neanche per la mandria di forze dell’ordine con tanto di cani e furgoncini ai cancelli d’ingresso “manco ci fosse Bin Laden”. I temi sono in fondo quelli che ricorrono ad ogni loro concerto, di quelli che piace sentire, senza retorica e col fatto che tanto più risultino veri se a parlare delle disgrazie di uno stivale non è un politico in cravatta, ma un qualunque “terrone” del ghetto con un microfono in mano: “cà l’unica cosa che nessuno politico ce potrà mai togliere, è la gioia de vivere cà sta dintro lu core…”