COLLETTI SPORCHI
di
Ferruccio Pinotti
Luca Tescaroli
27 Marzo 2009
Libreria EDISON
“……Si ha concorso esterno in associazione mafiosa quando un soggetto, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce un concreto, specifico , consapevole, volontario contributo. Art. 416 bis. , Codice penale
E’ il testo di questo articolo del Codice riportato sulla copertina del libro che presenteremo che ci ha colpito più di ogni altra cosa.
Perché siamo convinti che in Italia ci sia almeno un soggetto come quello previsto dal suddetto articolo che oltretutto ricopre incarichi importanti. C’è in Italia chi ha fornito concreto, specifico, consapevole e volontario contributo a Salvatore Riina mentre faceva saltare la Torre del Pulci e uccideva i nostri parenti.
Per noi fu un colpo durissimo quando fu archiviata anche l’indagine di Caltanissetta, dopo che nel 1998 era già stata archiviata quella di Firenze.
Per questo, oggi che il Procuratore Tescaroli e il giornalista Ferruccio Pinotti hanno scritto un libro che mette ben in evidenza che cosa hanno fatto a questo Paese quelle archiviazioni, abbiamo voluto essere noi a presentarlo.
Ascolteremo volentieri gli autori mentre ci illustrano il loro scritto e vorremmo che il libro arrivasse al maggior numero di persone possibili, perché gli Autori delle stragi del 1993 non sono certo il frutto della nostra fantasia e della nostra ansia di giustizia.
Prima di passare la parola ai due Autori voglio solo richiamare l’attenzione a pagina 161 dove nel capitolo dedicati ai mandanti delle stragi è scritto :
“” Fa riflettere anche la singolare coincidenza temporale tra l’arrivo in Sicilia di Paolo Bellini e la sua presa di contatto con Antonino Gioè, che era impegnato nella fase preparatoria della strage del 23 maggio 1992.
Si tratta di interrogativi la cui risposta richiederebbe un rinnovato impegno investigativo ai quali non sono riuscito, durante la mia permanenza a Caltanissetta, a dare una risposta certa. Tali quesiti denotano una carenza conoscitiva non accettabile in un paese democratico e non possono essere lasciati al lavoro degli storici. Sono convinto che bisognerebbe spazzare via con fatti concreti e concludenti ogni dubbio circa l’eventuale disponibilità di qualcuno ad assecondare la crescente richiesta di mafia che si respira nel Paese.””
Gioè è morto suicida in carcere il 29 Luglio 1993, “suicida” va rigorosamente virgolettato; infatti egli morì due giorni dopo la strage di via Palestro a meno di due mesi dalla strage di via dei Georgofili; soltanto questo dimostra quanto ancora ci sia da indagare.
E’ fin troppo chiaro che la politica di entrambi gli schieramenti voglia guardare avanti per forza, oltre ogni ragionevole dubbio su quelle stragi che hanno visto coinvolti i nostri parenti. Questo perché altrimenti il marcio di quegli anni travolgerebbe tutti, soprattutto il marcio che è passato nella cosiddetta seconda repubblica.
Una prova di ciò è nel trattamento che ci è stato riservato a causa delle cause civili che abbiamo intentato contro la mafia. Il Fondo di solidarietà alle vittime, il 512, non è stato finanziato con i beni confiscati alla mafia e la legge Pio La Torre è stata ampiamente disattesa. Per le vittime di mafia sono stati fatti altri decreti e trovate altre soluzioni, che a questo punto sono benvenute per le nostre vittime e ne ringraziamo questo Governo l’unico che ci ha dato sponda.
Tuttavia vorremmo sottolineare che non finanziare il Fondo512 con i beni confiscati alla mafia va in senso contrario rispetto a ciò che si dovrebbe fare nella lotta alla mafia; la mafia si combatte quando ad essere gratificate sono le sue vittime, non la politica e i partiti politici con le loro segreterie.
Tutti sanno che i beni confiscati alla mafia per ora sono un’utopia e chi è preposto a queste funzioni mente sapendo di mentire, nascondendosi, per facciata, dietro alle migliaia di giovani che ci credono.
Quindi ben vengano le presentazioni di libri come questo, fintanto che non avremo una verità giudiziaria completa e non sarà stato compreso che le cause civili contro la mafia sono una strada vera per la lotta alla mafia e non qualcosa da vedere unicamente come un fastidio, come nel nostro caso.
Siamo rimasti sconcertati dal comportamento di coloro che si sono dimostrati infastiditi per le nostre voci che chiedevano giustizia attraverso le cause civili, perchè temevano la nostra trasversalità ai loro scopi: cioè mettere i beni confiscati nelle casse della politica e non della collettività, che visto come vanno le cose in questo paese non sono proprio la stessa cosa.
Concludo ringraziandovi e dicendovi che nel mese di maggio, la data è ancora da definire e la comunicheremo, presenteremo un libro sulla figura di Paolo Bellini, che in questo Paese ha avuto un ruolo di primo piano come depistatore nelle indagini sulle stragi; per fortuna le indagini sulla strage di via dei Georgofili non sono state toccate dall’azione di questo individuo grazie anche al lavoro svolto dall’ottimo Magistrato Chelazzi che non si è lasciato incantare dalle dichiarazioni del Bellini.
In ultimo vorrei ricordare che la nostra azione di mantenimento della memoria su questa strage, tra cui anche la presentazione di libri come quello di oggi è inclusa a pieno titolo, proseguirà almeno fino a che non si sarà giunti alla verità completa sulla strage di via dei Georgofili, perché noi siamo stati prima massacrati e poi beffati infatti :
Frabetti Aldo
Cosimo Lo Nigro
Benigno Salvatore
Cristofaro Cannella
Gaspare Spatuzza
Calabrò Gioachino
Barranca Giuseppe
sette stragisti che hanno attivamente partecipato alla strage non sono neppure più a regime di carcere duro, il cosiddetto 41 bis.
Quindi gli stragisti hanno viste alleviate le loro pene mentre per ora a noi sono state date soltanto delle parole come risposta alle nostre cause civili.
Giovanna Maggiani Chelli