Così non sarà più perseguitato
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, così inizia l’articolo 3 della nostra Costituzione. Ma, nonostante la legge sia uguale per tutti, qualche giorno fa abbiamo scoperto che ad alcuni si applica, ad altri no: purtroppo i padri costituenti non avevano pensato a questa eventualità.
Ci si può nascondere dietro argomentazioni demagogiche per cui, in virtù di supposti principi di buon andamento del governo e della politica, non trattasi di un privilegio riconosciuto al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio ed ai Presidenti delle due Camere, bensì di un mezzo per dare concretezza a questi principi ed offrire al popolo italiano un governo più stabile, più sicuro, più efficiente. E tu cittadino che ti schieri contro questa legge, non ami l’Italia, non vuoi bene al tuo stato, non pensi al bene comune di tutti. Egoista! Insomma, sembrerebbe quasi che mi debba indignare della mia stessa indignazione.
Quindi, se è così sbagliato indignarsi, voglio pormi degli interrogativi cercando di dare un senso al Lodo Alfano. Forse ragiono in termini decisamente utopici, ma non sarebbe corretto che i nostri governanti fossero tutti incensurati, soprattutto coloro che ci rappresentano innanzi a tutto il mondo? Riconoscere l’immunità non significa dare carta bianca per essere dei criminali? Perché se Peppino -cittadino che non riesce ad arrivare a fine mese- delinque per procacciarsi da vivere, viene processato e sbattuto in carcere; mentre Lor Signori -che certamente non hanno di questi problemi- non possono essere processati e se ne vanno in giro per le celle di Regina Coeli a trovare Peppino, per proiettare -innanzi ai figli del tubo catodico- la loro sensibilità verso le condizioni disagiate di chi sta in carcere? Costoro, prima di essere il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera non sono innanzitutto Cittadini Italiani? O esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, usando come discrimen la sottoposizione alla legge?
Quando nel 1948 i padri costituenti introdussero il regime dell’immunità vi era una ragione storica ben precisa: sotto la spinta antifascista, si voleva mettere al riparo il neo-parlamento da eventuali persecuzioni da parte della magistratura, ancora sotto un regime totalitario. Ormai queste esigenze sono venute meno e, negli ordinamenti stranieri attuali, non c’è traccia di un’immunità di così larga portata: l'immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle costituzioni greca, portoghese, israeliana, francese, con riferimento però solo al Presidente della Repubblica; analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i ministri, in alcun ordinamento di democrazia parlamentare. Questo è il dato che emerge da uno studio svolto dal Senato, che evidenzia un’anomalia tutta italiana (fonte repubblica.it). Quindi, non si tratta di un allineamento con gli altri paesi.
Scartata questa strada, bisogna pur trovare un significato ma -per quanto mi sforzi- non lo riesco a vedere. Al giorno d’oggi, sembra anacronistico sostenere che l’attività della magistratura sia vessatoria, che la magistratura intera sia corrotta, che il magistrato ostacoli il buon andamento della politica italiana, al punto che le quattro più alte cariche possano beneficiare di un privilegio –e qui è il caso di dirlo- anacronistico, che li trasforma in intoccabili sovrani assoluti.
Lungi dal voler impartire una lezione di filosofia politica, è la stessa teorizzazione della divisione dei poteri a prevedere che questi si controllino reciprocamente. Quest’ultima nozione presuppone un necessario antagonismo tra essi: l’armonia esiste fino a quando ognuno si comporta correttamente; ma l’idea cardine di controllo prevede anche che, qualora ci sia qualcosa che non funzioni, debbano essere presi dei provvedimenti dai controllori, altrimenti se ne vanificherebbe la funzione. Pertanto, il riconoscimento di tale immunità sembra minare alla base il principio montesquieiano, in quanto i principali rappresentanti del potere legislativo ed esecutivo non possono essere indagati e controllati dal potere giudiziario. Inoltre, la visibilità sociale data a coloro (cittadini italiani!?) che ricoprono tali cariche, garanti di uno stato di diritto, dovrebbe implicare che questi siano i primi a sottoporsi al medesimo meccanismo cui è sottoposta la collettività intera. Invece, la contraddizione è fin troppo evidente. Pertanto, alla conclusione di questo articolo credo di aver fatto un buco nell’acqua, senza aver trovato un senso al Lodo Alfano: mi consolerò andando a degustare un fresco bicchiere di buon vino bianco in qualche enoteca, con la speranza di diventare almeno Presidente della Camera ed acquisire l’immunità, visto che con tutto questo caldo di solito si delinque più facilmente e, finalmente, nessuno mi perseguiterà più.
Mario Mauro
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