Quando Zdenek Zeman sosteneva che la miglior difesa fosse l’attacco certo non si aspettava minimamente che l’attuale coalizione di governo potesse applicare alla lettera tale consiglio, tramite la modifica dell’articolo 52 del codice penale riguardante la legittima difesa: di fatto viene cancellato il principio di proporzionalità per cui chiunque può utilizzare un’arma “legittimamente detenuta per difendere la propria o altrui incolumità o i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione”. Per cui vim vi repellere licet, è lecito cioè respingere la violenza con altra (e superiore) violenza. Tutti coloro che si troveranno in suddette situazioni avranno praticamente licenza di uccidere, e non saranno punibili, a patto però che sussistano presupposti come la violazione di domicilio, pericolo d’aggressione e mancata desistenza dell’aggressore.
E’ una legge fortemente voluta dalla Lega e sostenuta dall’’intera Cdl, passata con 244 voti a favore e 175 contrari. E questo ad appena due mesi dalle elezioni politiche. Le chiamano “saldi di fine legislatura”, ovvero leggi ad hoc votate ed approvate quando la poltrona in Parlamento inizia a traballare pericolosamente. Di fatti oltre alla legge sulla legittima difesa, nei giorni scorsi è passata anche quella relativa all’inasprimento delle pene sulla droga tanto desiderata da AN. Ma ormai di fronte a tali atti non ci si può certo meravigliare visto che sono divenuti prassi e abitudine per chi in extremis cerca di accalappiarsi voti perduti. Fa discutere e non poco questa modifica dell’articolo 52 del codice penale: in primo luogo perché arriva in un momento della legislatura che a tutto fa pensare tranne che ad un provvedimento per il bene comune. Ma al di là dei retroscena politici che possono interessare o meno, quello che davvero sta a cuore a tutti è la tutela dei diritti di libertà secondo quanto sancito dalla Costituzione italiana. Ora, dare la possibilità e il diritto a chiunque lo ritenga necessario di utilizzare un arma per difendersi sembra davvero irresponsabile e per lo più con il rischio di creare un vero e proprio far-west all’italiana. Ha ragione la Lega a dire che il cittadino ha bisogno di difendersi e di essere difeso alla luce soprattutto delle svariate e recenti aggressioni verificatesi proprio in “territori leghisti”. Forse però si sono dimenticati del fatto che in Italia esistono zone ad alto tasso di criminalità, dove sparatorie e rapine sono quasi all’ordine del giorno. Non si vuol drammatizzare ma la realtà è questa: la licenza di uccidere vorrà dire, in zone come ad esempio Scampia o Secondigliano, nell’hinterland napoletano, aggravare o veder incrementato il tasso di violenza. Sperando ovviamente che tutto ciò non accada. Ma perché lasciare che il cittadino si faccia giustizia da sé? Non sarebbe più efficace un’azione di tutela della sicurezza da parte dello Stato? O un miglioramento di tale tutela? Noi un’idea ce la siamo fatta: revocare questa nuova licenza sui generis, inasprire le pene per chi commette azioni gravose e, a monte, come sostiene Enrico Buemi “ un maggior impegno del governo e della maggioranza nel potenziamento degli strumenti a disposizione e l’impiego adeguato di risorse umane negli apparati preposti a tale funzione…e adeguate politiche sociali di prevenzione tendenti a ridurre le aree di criticità”. Simone Grasso Primo piano – mercoledì 8 febbraio 2006, ore 12.00