Trapianti: ecco il primo organo biotech.
L’ultima frontiera è quella dei trapianti con organi biotech, ossia organi non più prelevati da un’altra persona o organi meccanici, bionici ma organi naturali costruiti in laboratorio. I medici della Wake Forest University, nella Carolina del Nord, hanno prelevato alcune cellule dalla vescica dei pazienti e le hanno fatte crescere e riprodurre su una struttura biodegradabile tridimensionale. Su questa trama sintetica è nata una vera vescica. Dopo sette settimane la vescica biotech è stata impiantata in 7 bambini, di età compresa tra i 4 ei 19 anni, che soffrivano di mielomeningocele, una grave malattia congenita di origine neurologica che colpisce il meccanismo di chiusura e apertura della vescica e a lungo andare danneggia anche i reni. I bambini che ne sono affetti non rischiano la vita ma hanno bisogno, sempre, del catetere per urinare. Il primo intervento, effettuato da Anthony Atala, risale al 1999 ma la notizia è stata pubblicata da “The Lancet”, una delle più autorevoli riviste mediche del mondo solo in questi giorni. “Vogliamo procedere con prudenza ed essere sicuri di aver imboccato la strada giusta prima di annunciare un successo” ha spiegato il dottor Atala che ha dimostrato che l’ingegneria dei tessuti è una via praticabile: “Questo è solo un piccolo passo nella nostra capacità di andare avanti sulla strada della sostituzione dei tessuti e degli organi danneggiati”. Alla Wake Forest University stanno già lavorando alla coltivazione in laboratorio di altri 20 tipi di tessuto. L'annuncio concretizza, infatti, la speranza di arrivare in un futuro non lontano a fabbricare organi a partire da cellule degli stessi pazienti e dunque a risolvere il problema delle liste d'attesa dovute alla scarsità dei donatori, nonché quello del rigetto d'organo perché la bioingegneria dei trapianti parte da cellule del paziente, eliminando il rischio di reazioni immunitarie.
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