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Rifiuti

Emergenza Rifiuti: Nulla si crea, nulla si distrugge... Tutto si ricicla

Quest’estate l’emergenza rifiuti torna ad essere in primo piano nell’agenda politico-istituzionale. A riaccendere l’attenzione su questo problema hanno contribuito gli abitanti di Acerra, in provincia di Napoli, che sono tornati a protestare chiedendo la chiusura del cantiere per la costruzione di un inceneritore.
Regioni come Campania, Lazio, Puglia e Calabria sono tuttora in stato di emergenza per la crisi socio-economico-ambientale che investe il settore dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi, nonché per la necessaria bonifica dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati. Per far fronte all’emergenza, proprio in questi giorni, il Ministero dell’Ambiente ha creato una task-force per fare il punto sulle iniziative assunte dalle varie amministrazioni per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalle ordinanze di Protezione Civile.
La gestione attuale
Il problema della gestione dei rifiuti è diventato sempre più una questione di rilevanza nazionale e direttamente sotto gli occhi dei cittadini.
Attualmente si impiegano soluzioni di quattro tipi:
  • lo smaltimento in discarica;
  • l’incenerimento o termovalorizzazione;
  • il riciclaggio;
  • la riduzione e il riuso.
L’uso delle discariche ha creato diversi problemi. In particolare questo metodo non elimina l’emergenza e rischia di creare grandi concentrazioni di rifiuti tossici con inevitabili conseguenze sull’ambiente e la salute pubblica. I termovalorizzatori, invece, basano il loro funzionamento sull’incenerimento dei rifiuti, sfruttando la combustione così ottenuta per produrre energia elettrica. Le emissioni di diossine (composti organici inquinanti, tossici per l’organismo umano), seppure in minime quantità, e la gestione delle scorie in depositi permanenti, contribuiscono ad alimentare l’atteggiamento di opposizione da parte delle comunità residenti nei pressi di un termovalorizzatore (vedi il caso di Acerra).
La soluzione del problema della gestione dei rifiuti non è sicuramente semplice ma sotterrare i rifiuti in discarica o incenerirli è un’impresa costosa e con rischi non trascurabili. Un approccio nuovo punta, invece, sulla gestione integrata, che contempla il concorso di più modalità operative e la collaborazione sia dei singoli che delle istituzioni.
Quali rifiuti?
Negli ultimi decenni la produzione dei rifiuti è progressivamente aumentata. Questo è sintomo della crescita economica e dell’aumento dei consumi. La diversificazione dei processi produttivi ha inoltre moltiplicato le tipologie, generando impatti sempre più pesanti sull’ambiente e sulla salute delle acque, dell’aria e del suolo.
Il decreto legislativo del 5 febbraio 1997 n. 22, costituisce la norma quadro di riferimento in materia di rifiuti e introduce un nuovo sistema di classificazione basato sulla loro origine (distinguendo tra rifiuti urbani e rifiuti speciali) e sulla pericolosità (distinguendo tra rifiuti pericolosi e non pericolosi).
Sono definiti rifiuti urbani:
1.       i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti a uso di civile abitazione;
2.       i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti a usi diversi da quelli del punto precedente;
3.       i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
4.       i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade e aree pubbliche o sulle strade e aree private comunque soggette a uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
5.       i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;
6.       i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.
Vengono classificati come rifiuti speciali:
1.       i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;
2.       i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo;
3.       i rifiuti da lavorazioni industriali;
4.       i rifiuti da lavorazioni artigianali;
5.       i rifiuti da attività commerciali;
6.       i rifiuti da attività di servizio;
7.       i rifiuti derivanti dalle attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla depurazione delle acque reflue e da  abbattimento di fumi;
8.       i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
9.       i macchinari e le apparecchiature deteriorati e obsoleti;
10.   i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.
 
Diverse tipologie di rifiuto sono classificate, già all’origine, come pericolose o non pericolose, mentre per altre è prevista una voce speculare, in funzione della concentrazione di sostanze pericolose da determinarsi mediante opportuna verifica analitica.
Dove va quello che buttiamo via?
Negli ultimi anni le istituzioni hanno tentato vari sistemi per scoraggiare i vecchi metodi, smaltimento in discarica e incenerimento, e per valorizzare vie alternative quali il riciclaggio e il riuso.
Il decreto legislativo del 5 febbraio 22/97 ha determinato una forte spinta all’innovazione dei sistemi di gestione dei rifiuti urbani, attraverso strategie fortemente dipendenti dall’attivazione di raccolte differenziate secco-umido.
In questo contesto un elemento centrale è rappresentato dalla pratica del compostaggio.
In natura la sostanza organica prodotta e non più “utile” alla vita viene decomposta dai microrganismi presenti nel terreno che la restituiscono al ciclo naturale.
Le componenti meno degradabili rimaste costituiscono l’humus, prezioso per la crescita di altri vegetali. Con il compostaggio si vuole imitare, riproducendoli in forma controllata e accelerata, i processi che in natura riconsegnano le sostanze organiche al ciclo della vita: un perfetto riciclaggio dei rifiuti organici.  Questo metodo contribuisce a risolvere il problema, in quanto l’organico è circa un terzo dei rifiuti totali prodotti. Recuperarlo in proprio significa diminuire i costi di smaltimento, rallentare l’esaurimento delle discariche e ridurre gli odori e il percolato da esse prodotti. Con il compostaggio si evita anche l’incenerimento degli scarti organici umidi, garantendo una migliore combustione e diminuendo lo spreco di energia.
Il compostaggio rappresenta però solo una delle alternative possibili.  La strategia comunitaria (Community Waste Management Strategy), documento di riferimento per la nuova politica di gestione dei rifiuti, che in questi anni si è sviluppata attraverso diversi decreti e iniziative, sottolinea che la prevenzione della produzione dei rifiuti deve essere considerata tra le azioni prioritarie per ridurne il volume e i pericoli connessi.

La riduzione della quantità, del volume e della pericolosità dei rifiuti viene perseguita attraverso un approccio che prende in considerazione tutto il ciclo di vita dei prodotti: dalla progettazione, alla fabbricazione, distribuzione, commercializzazione, fino al consumo e post-consumo.
La raccolta differenziata svolge un ruolo prioritario nel sistema di gestione integrata, in quanto consente, da un lato, di ridurre il flusso da avviare allo smaltimento e, dall’altro, di condizionare in maniera positiva l’intero sistema di gestione.
Il riciclo è una strada sicuramente più complessa della logica di smaltimento in discarica o negli inceneritori e comunque non ne esclude l’utilizzo, ma ne limita il ricorso.
Si parla di “sistema di riciclaggio” perché questo approccio deve necessariamente operare sull’intero processo produttivo e non soltanto sulla fase finale di smaltimento. In particolare:
  • nella fase di produzione, è da preferire l’uso di materiali biodegradabili o riciclabili come il vetro, i metalli o polimeri selezionati, evitando i materiali accoppiati, più difficili (se non impossibili) da riciclare;
  • nella fase di smaltimento, si raccomanda la "raccolta differenziata" dei rifiuti, per facilitare il riciclaggio dei materiali, passaggio fondamentale del processo.
Per realizzare una raccolta differenziata efficace è di grande importanza la fase di differenziazione attuata dai singoli cittadini, dalle imprese e dalle amministrazioni. Per incentivare queste ultime Legambiente organizza da oltre dodici anni la competizione “Comuni Ricicloni”. L’evento vuole valorizzare le esperienze degli enti locali, premiando i migliori sistemi di raccolta dei rifiuti in base a un indice di buona gestione, calcolato sulla base di vari parametri tra cui la percentuale di raccolta differenziata, la produzione pro capite totale di rifiuti urbani, il numero di servizi di raccolta differenziata attivati, la produzione pro capite delle principali frazioni destinate a riciclo, la separazione dei rifiuti urbani pericolosi, i costi sostenuti per abitante.
Cosa possiamo fare?
Tutti possono fare qualcosa per valorizzare e tutelare il benessere dell’ambiente e il futuro del nostro pianeta. Quattro gli impegni principali da perseguire e i consigli pratici per metterli in atto:
Riduzione: minore produzione di rifiuti all’origine.
Consigli pratici: preferire prodotti con imballaggi costituiti da minor materiale, per evitare prodotti in cui le singole porzioni da consumare sono a loro volta contenute in involucri singoli; far la spesa con la borsa di juta o cotone portata da casa; scegliere prodotti di uso quotidiano sfusi, non confezionati e a preferire le eco ricariche disponibili per alcuni detersivi.

Riutilizzo: il prodotto va utilizzato più volte così da diminuirne il bisogno di uno nuovo.
Consigli pratici: usare un materiale più volte; preferire i contenitori con vuoto a rendere; usare pile con ricarica o comunque gli apparecchi alimentati sia a batteria che a rete; preferire gli imballaggi recuperabili e riutilizzarli il più possibile in casa per altre necessità domestiche.

Riciclo: il materiale che non serve più viene trasformato per diventare qualcos’altro.
Consiglio pratico: adottare la raccolta differenziata. La selezione e la divisione degli elementi deve partire già da casa: il vetro, la carta, i metalli e l’umido andrebbero gettati in sacchetti diversi dopo un’attenta selezione dei materiali.
 
Recupero: valorizzazione del rifiuto per ricavare materia seconda o energia. I rifiuti, infatti, producono biogas, una sostanza generata dal processo di fermentazione anaerobica delle sostanze organiche. Sia il biogas, sia i residui gassosi prodotti dalla termovalorizzazione possono essere riutilizzati per la produzione di energia elettrica.
Vedi anche in Italia.gov.it
La TIA (Tariffa Igiene Ambientale)
La raccolta differenziata
Tutela dell’ambiente
Per approfondire
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT)
La nuova task-force realizzata dal Governo
L’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti che garantire l’attuazione del D.Lgs. 22/97
L’Albo Nazionale delle Imprese che si occupano della gestione dei rifiuti
Testo del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22
Le diverse tipologie di rifiuti
"Separati in casa”: la campagna del Comune di Savona per raccolta differenziata
Campagna contro gli ingombranti
La campagna Ecoacquisti
Il "Rapporto rifiuti 2005"
Legambiente Campania
( da italia.gov.it)

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